"Regole per l'alleanza". La marcatura stretta tra la Meloni e Salvini

Giorgia chiama Lega e Fi nel nascente "campo conservatore". Balletto sulla presenza di Matteo

"Regole per l'alleanza". La marcatura stretta tra la Meloni e Salvini

«Noi siamo in una bufera e le bufere non le affronti dicendo io sono più bravo di te. Quello si fa all'asilo. Le persone serie si assumono i problemi seri della nazione ed è quello che stiamo facendo noi». Messaggio schietto agli alleati di centrodestra, ai quali la Meloni parla ormai da partito maggioritario. Il suo progetto, che ha preso forma nella conferenza programmatica di Milano, è quella di costruire il nuovo «campo dei conservatori», che «può rappresentare la maggioranza e oltre degli italiani», la leader Fdi è pronta, «spero che gli alleati vogliano costruire questo campo con me, se lo vogliono bisogna darsi delle regole», punzecchia la Meloni. Dopo aver richiamato all'ordine l'asilo, la leader Fdi ribadisce che non le interessa «parlare di leadership del centrodestra, non mi interessa il tema io sono il capo, io sono il più bravo», ma scrivere un programma di governo, e poi portarlo al tavolo della coalizione «per fare la sintesi». L'importante, dice, «è che ci sia qualcuno che voli alto rispetto alle beghe quotidiane».

Un progetto che però cozza con la federazione di centrodestra che invece ha in mente Salvini, insieme a Forza Italia. Infatti la tre giorni milanese di Fdi non aiuta a stemperare le tensioni nel centrodestra, anzi. L'annunciato incontro tra i leader ancora non si sa quando si farà. Tutti i leader si dicono disponibili a vedersi (Meloni: «Io sono assolutamente sempre disponibile e spero che ci si incontri»), ma quando non si sa. Il clima non è dei migliori nella coalizione. Anche la conferenza programmatica della Meloni diventa teatro di una schermaglia a distanza. La scelta di organizzare la kermesse proprio nella Milano di Salvini, cuore del nord produttivo già feudo leghista e berlusconiano, ha creato nervosismo nella Lega che lo vive come una sfida diretta. «È chiaro che la Meloni lo ha fatto apposta - commenta un deputato leghista -, sta tentando di colmare delle lacune pesanti che il suo partito ha su alcuni temi», quelli legati all'impresa, alle tasse, alla giustizia inefficace, più cari all'elettorato del nord (e che infatti trovano spazio nel panel della conferenza di Fdi, dove parlano l'imprenditore veneto Matteo Zoppas, Luca Ricolfi, Carlo Nordio, salutato con una standing ovation, riservata anche a Marcello Pera). Sommato al distacco che nei sondaggi Fdi ha guadagnato rispetto alla Lega, si spiega il nervosismo di Salvini. Che prima si è detto pronto a fare un salto alla conferenza Fdi per salutare Giorgia, salvo poi far annunciare dalla Lega che nessuno dei suoi capigruppo - invitati, come quelli di Fi e degli altri alleati - sarebbe andato a Milano. Poi, dopo lo stop di La Russa («Un controsenso che lui venga qui»), la nuova apertura della Meloni («Salvini viene? Io non l'ho sentito, ma se passa siamo contenti»). Lo staff di Salvini chiarisce che l'ex ministro ha dato solo una disponibilità a partecipare all'evento di Milano» di Fdi «in modo assolutamente amichevole e non invasivo». Fine del teatrino, ma che dà il senso dello stato dei rapporti (non buoni) tra i due leader in competizione tra loro. Salvini infatti ha programmato per maggio una contro-conferenza programmatica della Lega, a Roma, il 14, dedicata ai temi che domineranno la campagna elettorale, dal lavoro alla giustizia. Da lì poi Salvini inizierà un tour in tutte le regioni, in vista delle comunali.

Oggi la Meloni chiude la kermesse con un discorso «a braccio», assicurano i suoi, e dopo i temi alti toccati nell'intervento di venerdì si attende qualche parola anche sul centrodestra (con l'incognita di un blitz «non invasivo» di Salvini).

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