Alla fine Matteo Renzi è andato fino in fondo: la delegazione di Italia Viva si è dimessa dal governo. Lo ha annunciato il leader di Iv nel corso della conferenza stampa alla Camera. "Ci vogliono coraggio, libertà interiore, senso di responsabiltà. La crisi non l'abbiamo provocata noi, è aperta da mesi. A questo punto noi lasciamo le poltrone. Noi non daremo i pieni poteri a nessuno", ha fatto sapere. Renzi ha pertanto spiegato i motivi che l'hanno portato a questa decisione: "Il senso di responsabilità consiste nell'affrontare i problemi, non a nasconderli. Siamo consapevoli che la nostra responsabilità è quella di dare risposte al Paese. Noi non giochiamo con le istituzioni. La democrazia non è un reality show dove si fanno le veline".
L'ex sindaco di Firenze si è detto comunque disponibile al confronto, ribadendo la "fiducia incrollabile" nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "nella sua persona e nel suo ruolo di arbitro": "Se le forze politiche dell'attuale maggioranza hanno voglia di affrontare i temi, lo facciano ma senza rinviare ancora. Senza continui giochi di parole, comunicati roboanti. La democrazia ha delle forme e se non vengono rispettate allora qualcuno deve avere il coraggio di dire che il re è nudo". Non sono mancate frecciatine e stoccate al veleno verso gli (ex) alleati: "Se c'è una crisi politica la si affronta nelle sedi istituzionali e non negli show in piazza. Tra l'indice di simpatia e l'indice di occupazione si deve scegliere il secondo. L'indice di simpatia è populismo".
Gli scenari
E adesso quali saranno gli scenari? Innanzitutto Renzi ha escluso categoricamente un accordo con il centrodestra: "Non abbiamo pregiudiziali sul nome di Conte né sulle formule, l’unico paletto è che non andremo mai al governo con le forze sovraniste e populiste della destra. Ho messo un solo paletto: no ribaltoni e no alla destra sovranista e antieuropeista. Poi si è pronti a discutere di tutto: un governo con la stessa maggioranza, un governo tecnico oppure andare all'opposizione".
Quanto all'ipotesi di un ritorno anticipato alle urne, il fondatore di Italia Viva è stato chiarissimo: "Non credo al voto, semplicemente perché non ci sono le condizioni in Parlamento per andare al voto. Si vota nel 2023 in Italia, in modo scientifico, regolare. Ma dovremmo preoccuparci dei posti di lavoro, di mettere risorse per i giovani".
Successivamente si è espresso sull'ipotesi responsabili a cui starebbe lavorando Conte: "Faccia pure. Se immagina di sfidarci in Parlamento con un gruppo di responsabili credo che sia un'occasione persa. Serve una visione per i prossimi anni e non metterci qui a rubacchiarci i senatori tra di noi". Allora che sbocchi dovremo aspettarci? "Tocca a Conte decidere. Se ci vogliono non è che ci prendono come segnaposto. Quando ci mettiamo a lavorare non ci facciamo prendere in giro". Al momento però non ci sono stati contatti con il presidente del Consiglio: "Finché facciamo politica non smetteremo di portare le nostre idee e i nostri contenuti. E se c'è da parlare, lo si fa in Parlamento. Se c'è un'apertura politica vera si discute in Parlamento, non per la strada con la gente che ti urla e ti fischia. Se vuoi fare un'apertura vera la fai sui contenuti".
La giornata
Nel primo pomeriggio il premier Giuseppe Conte è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per riferire le decisioni del Consiglio dei ministri di ieri sul Recovery Plan e per gli ultimi aggiornamenti relativi allo stato dei rapporti all'interno della coalizione che sostiene il governo. Il capo dello Stato ha sottolineato la necessità di uscire velocemente dalla situazione di incertezza in cui si trovano l'esecutivo e la maggioranza giallorossa, di fronte all'allarmante situazione causata dall'emergenza Coronavirus. Il premier poi, tornando a piedi a Palazzo Chigi, si è trattenuto qualche minuto con i cronisti per esplicitare la totale disponibilità a un patto di legislatura e per fissare le condizioni per andare avanti: "Il governo può andare avanti solo con il sostegno della coalizione di maggioranza, di tutte le forze di maggioranza, di ciascuna forza di maggioranza. Io quello che posso auspicare è che tutti quanti si possa lavorare in modo costruttivo, trovandoci attorno a un tavolo se c'è la volontà di confrontarsi in modo leale e costruttivo. Sicuramente una crisi non sarebbe compresa dal Paese".
In mattinata non sono mancate altre tensioni, nonostante il lavoro svolto dai pontieri fino all'ultimo minuto utile. "Si sono scordati di avvisarci", hanno replicato fonti di Italia Viva alle voci di un possibile punto di incontro trovato per far rientrare la crisi. I renziani - che aspettavano una decisa presa di posizione del premier - avevano lasciato aperte le finestre del dialogo, così come testimoniano le parole del parlamentare Gennario Migliore: "Sulle dimissioni dei ministri non abbiamo ancora deciso. Uno spiraglio per evitare la crisi? Noi siamo sempre pronti all’interlocuzione, il problema è che dall’altra parte si cercavano i Mastella di turno...".
Anche la senatrice Donatella Conzatti aveva lasciato trapelare apertura: "Se c'è questa disponibilità a rafforzare la coalizione con un patto di legislatura, come ha appena detto Conte, va subito esplorata".La conferenza stampa integrale
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