Renzi si dimentica di invitare il Marò alla parata del 2 giugno

Il marò in Italia fino a luglio per la riabilitazione dopo l'ictus. Nessun invito per lui, solo le parole del sottosegretario Rossi: "Pronti per l'arbitrato internazionale"

Renzi si dimentica di invitare il Marò alla parata del 2 giugno

Il primo atto "di governo" di Matteo Renzi fu alzare la cornetta e chiamare i Marò: "Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - twittò orgoglioso appena insediato a Palazzo Chigi - Faremo semplicemente di tutto". Un "di tutto" trasformatosi ben presto in "niente", visto che la vicenda dei due militari trattenuti in India da ormai tre anni non ha trovato ancora soluzione. E nella festa della Repubblica non ha nemmeno speso una parola per loro.

Sergio Mattarella il 25 aprile si disse certo che "l'impegno per i Marò non si è attenuato". Quell'impegno che però sembra più a parole che nei fatti: messaggi, dichiarazioni in ricordo ed esortazioni politiche. Niente di più. E oggi, invece, nemmeno quello. Da settembre, infatti, Massimiliano Latorre sta scontando un periodo di permsso concesso dalla giustizia indiana per curare l'ictus da cui è stato colpito durante il periodo di detenzione in India. Dopo l'operazione il fuciliere di marina ha ottenuto due proroghe per poter continuare le cure a casa. La prima in gennaio e la seconda ad aprile, quella che gli permette di rimanere in Puglia fino alla fine di luglio.

Latorre è quindi in Italia, ma Renzi se ne è dimenticato: nessun invito ufficiale alla cerimonia della parata, nessuna dichiarazione per denunciare l'illegittima detenzione, nessuna parola di coraggio da parte del presidente del Consiglio né da quello della Repubblica. Silenzio tombale. Sarebbe stato così difficile fare un invito formale al marò per averlo nella tribuna d'onore, insieme alle autorità che tanto in passato hanno promesso di riportarli a casa? Sarebbe stato così compromettente per le lunghe (e in gran parte inutili) trattative che il governo sta portando avanti con l'India?

Una voce sulla vicenda si è levata dal sacrario di Redipuglia (quindi ben lontano dalle manifestazioni ufficiali di Roma), dove il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi ha detto: "Stiamo tentando di portare il problema in termini di positività, ma il percorso non si è concluso. Se si dovesse chiudere negativamente siamo pronti per l’arbitrato internazionale". Quell'arbitrato internazionale che il ministro della Difesa Roberta Pinotti aveva già dato per avviato più di un anno fa, nell'aprile del 2014, seguita dalle dichiarazioni entusiastiche dell'allora ministro degli Esteri Federica Mogherini: "Si apre una fase nuova".

Tutto, invece, è rimasto fermo e in silenzio. Girone, ancora in India, l'ha ricordato solo Latorre su Facebook: "un caro e grande abbraccio al secondo capo Girone, ancora fisicamente troppo distante". Un silenzio colpevole da parte delle istituzioni, che non hanno avuto il buon gusto di invitare Latorre a Roma per le celebrazioni.

Il Marò doveva essere invitato, e doveva essere presente al fianco di Mattarella e Renzi a salutare la Brigata San Marco che rendeva onore alle autorità. Avrebbe dimostrato, almeno simbolicamente, che le istituzioni italiane hanno a cuore i due fucilieri. Ma evidentemente non è così.

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