Report: Corte dei Conti accelera. Il caso al procuratore Silvestri

"Il Riformista" insiste. Il direttore Sansonetti «Macché rettifiche, oggi nuovi audio e rivelazioni»

Report: Corte dei Conti accelera. Il caso al procuratore Silvestri

«Bocche cucite su Report». È la sintesi di una lettera interna alla Corte dei Conti del Lazio. «Il Procuratore regionale Pio Silvestri ha il dossier sulla sua scrivania e se sta occupando direttamente lui», dice una fonte attendibile. La denuncia aperta dalle toghe contabili dopo le rivelazioni (postume e non inedite) di Sigfrido Ranucci su un possibile giro di false fatture per nascondere la vera provenienza di dossier anonimi ha tolto il sonno a molti dirigenti Rai. E mentre lo scontro tra l'amministratore delegato Carlo Fuortes e l'Usigrai si concentra sulla mancata nomina di condirettori e vicedirettori del Tgr («colpa di un giornalista sgradito al Pd perché troppo leghista», ci dice un giornalista Rai di lungo corso), tra i funzionari e i dirigenti della tv di Stato è iniziato lo scaricabarile sulle eventuali responsabilità che dovessero emerge dall'esame approfondito di tutte le fatture. «La legge 231 è chiara in merito», si lascia scappare uno di loro. Come dire, se qualcuno ha sbagliato pagherà. Ma chi? In parte se ne sta occupando la Guardia di Finanza che scava sull'ex responsabile della Direzione Acquisti Gianluca Ronchetti, ai domiciliari dal 31 gennaio perché avrebbe favorito alcuni imprenditori amici in cambio di soldi e regali. C'è un legame con il caso Report? Ranucci dice di no, ma non è esattamente così. «Andate a rileggervi le nomine fatte da Fuortes lo scorso ottobre e capirete perché», ci dice in modo sibillino una fonte. «È facile insabbiare tutto se non c'è un esposto in Procura, altrimenti è più difficile». Difficile anche decifrare perché l'altra sera da Fabio Fazio sia stato ospite il «nemico» di Ranucci, il direttore del Riformista Piero Sansonetti. «Un'iniziativa inopportura promuovere chi da settimane tenta di condannare Report», dice il consigliere Rai Riccardo Laganà. È stata una vendetta di Franco Di Mare? Il direttore di Raitre era stato chiamato in causa da Ranucci all'epoca del dossier sui suoi rapporti galanti con alcune colleghe consenzienti e sul presunto mobbing contro una storica cronista di Report, cacciata dopo 22 anni, a cui l'audit non ha creduto fino in fondo. «Ne dubito, mi sembrano molto amici e per certi versi a Ranucci gli ha fatto fare tutto quello che ha voluto, togliendogli anche il capostruttura. Però è strano...», ci sussurra un collega che ha già lavorato con Ranucci. Il conduttore di Report, molto attivo sui social, ha spacciato come smentita la pubblicazione di una lettera del legale Alessio La Pegna (di solito pagato dalla Rai) sul quotidiano di Sansonetti. «Ma non rettifica nulla, anzi.

Domani comprate il Riformista, troverete altre storie» e altri audio finora inediti. «Come quando Ranucci dice "Attenzione che ho un fratello alto papavero della finanza" o "Io sono lo Stato nello Stato"», suggerisce Sansonetti. Leggere per credere.

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