Che differenza corre tra resilienza e resistenza?
La resistenza impone sforzo, fatica, opposizione - violenta o non violenta - a un fatto, un evento, una circostanza (una situazione, una condizione, uno stato di cose) oppure all'azione altrui; la resilienza, che trova applicazione in diverse discipline (la psicologia o l'ecologia, l'ingegneria o l'informatica), è espressione della vigile intelligenza della flessibilità. Il resistente erge un muro e alla fine può farcela, o la sua resistenza può essere invece fiaccata, spezzata, frantumata. Nel resiliente quel muro è di gomma: incassa e riassorbe bene gli urti, morbido e plastico; ripara traumi, lesioni o ferite, riparandosi e rigenerandosi; può arrivare a usurarsi, fino all'irrimediabile rottura, ma non prima di aver ribattuto colpo su colpo un'infinità di volte, ogni volta miracolosamente adattandosi.
Oggi non ci è permessa neanche una stretta di mano, e potremmo allora immaginare la resistenza e la resilienza ripensando a Donald Trump: nel primo caso il rude tycoon se l'è vista con Macron, nel secondo con la regina d'Inghilterra. Fra Trump e il presidente francese è stato spesso un tira e molla, una gara a chi tirasse di più: il 9 giugno 2018, al G7 canadese, Macron lascia sulla mano di Trump il segno bianco del suo pollice, costringendolo a mollare, dopo essersi visto opporre una strenua resistenza, la sua poderosa stretta. Il 3 giugno 2019, atterrato in elicottero nei giardini di Buckingham Palace, Trump viene accolto da Elisabetta II all'ingresso della dimora reale e, anziché sfiorargliela, stringe la mano della sovrana e, mentre la scuote, l'avviluppa nel suo pugno. La regina si è forse limitata a porgergli «clericalmente» le estremità delle dita, per mantenere altezzosa le distanze, ma Trump, avvezzo alle strette protratte e vigorose, prova ugualmente l'affondo, afferrandole maldestro la mano. Lei se la sarà pur lasciata stringere, in barba all'etichetta, ma la sua regale resilienza ha impedito all'interlocutore di eccedere la misura. Poderoso contro potente. Sul fronte opposto il nemico può anche essere unico (debole), ma vuoi mettere la grave, sontuosa lentezza di quel poderoso al confronto con la triviale velocità di potente? È un po' come sentire la ministra Azzolina pronunciare vetusto (alla conferenza stampa del 6 aprile, per ben due volte) in luogo di vecchio. Alzare toni e registri, al tempo del coronavirus, c'est chic.
Anche i cittadini italiani, nel restare (perlopiù) tappati in casa, stanno dando prova di resilienza.
Nell'isolamento forzato e prolungato, l'intelligenza della resilienza comincia in alcuni a fendere l'oscurità, in altri si fa sempre più luminosa, in altri ancora finisce per sfolgorare. La resistenza non ammette cedimenti o esitazioni. La resilienza, paziente, sa attendere.
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