Non ci sarà un varo. Nessuna bottiglia di champagne verrà scagliata contro la chiglia del Transatlantico. Che comunque «salperà» idealmente lunedì quando tutto Palazzo Montecitorio tornerà alla normalità. Da lunedì, infatti, verrà meno buona parte delle restrizioni sanitarie nella vita della Camera dei deputati. E il Transatlantico tornerà a essere la nave scuola della corretta politica. Il banco di prova del giornalismo che sceglie di raccontare i fatti da testimone più che diretto, quasi da protagonista. La delibera firmata dai questori Gregorio Fontana, Edmondo Cirielli e Francesco D'Uva stabilisce che vengono meno le limitazioni di accesso provocate dalle norme anti-Covid. Tutte a eccezione della mascherina che i deputati sono tenuti a indossare correttamente anche quando sono relatori in Aula. Anche in favor di telecamera.
Frustrata la vanità di alcuni, sarà però permessa la prodigalità di altri. Almeno di tutti i parlamentari che potranno di nuovo invitare ospiti al ristorante (ovviamente non «nei giorni in cui sono previste sedute dell'Assemblea con votazioni»). Resta inoltre l'obbligo di green pass. Unico strumento che rende uguali tutti, superato il portone di Montecitorio, parlamentari, ospiti, commessi, funzionari e cronisti. Questi ultimi potranno tornare a frequentare il Transatlantico. Erano stati «cacciati» come i mercanti dal tempio per ragioni sanitarie nel maggio del 2020 e ora potranno tornare a stazionare sui divanetti e a frequentare la buvette nella per niente segreta ambizione di carpire il pettegolezzo giusto, la giusta imbeccata per confezionare il pezzo di giornata. D'altronde il Transatlantico di Montecitorio è sempre stata una sorta di no man's land dove risulta difficile distinguere la «divisa» dei due eserciti e dove l'intelligenza col nemico è pratica quotidiana. E lo stesso veterano della categoria, Filippo Ceccarelli, descrive i colleghi come «testimoni, un po' ruffiani, un po' padroni, un po' predoni, un po' turisti, un po' piazzisti». Ed è sui divanetti del Transatlantico che è nato il profilo del «retroscenista», quel cronista capace cioè di individuare la stretta connessione tra causa ed effetti dell'agire politico grazie alle confessioni o alle confidenze degli stessi deputati. Su quei divanetti e nell'attigua buvette si dipanano trame e strategie. E tra un caffè e un supplì arrivava sempre l'imbeccata giusta. Ora, però, i tempi sono cambiati. E non soltanto grazie al Covid ma anche per lo strapotere delle chat di WhatsApp dove si costruiscono e distruggono carriere. D'altronde la buvette sarà un lungo per la consumazione «veloce» come richiesto dalle nuove norme («trattenersi per il tempo strettamente necessario»).
Si potranno infine ritrovare giornalisti e deputati col «vizio» della sigaretta, fuori, nel cortile d'onore. Un'isola felice dove si sarebbe trovato bene Carlo Calenda. Nelle vesti di consigliere comunale il leader di Azione si è infatti reso protagonista di un'azione goliardica che lui stesso definisce «riformismo pragmatico contro il populismo dei 5S».
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