Riconoscimento facciale, l'ultima arma di Londra. La politica perde la testa

La Polizia metropolitana userà un sistema di identikit in tempo reale. Molti si ribellano

Riconoscimento facciale, l'ultima arma di Londra. La politica perde la testa

Londra. La Polizia metropolitana di Londra ha annunciato che dal prossimo mese attiverà un sistema di riconoscimento facciale in tempo reale (Lfr) con cui analizzerà decine di migliaia di facce al giorno confrontandole immediatamente con un database di persone ricercate. Dovesse la comparazione dare esito positivo, gli agenti sul campo verrebbero allertati e decidere se procedere al fermo. Nel settantesimo anniversario della morte di George Orwell, benvenuti in una Londra che fa un ulteriore passo verso la metropoli distopica e opprimente di 1984.

Nel sito internet la polizia dettaglia il funzionamento del sistema: telecamere ad hoc verranno installate in luoghi affollati e con un'alta incidenza di reati. Il software, sviluppato dalla giapponese Nec, registra e analizza i dati biometrici del viso delle persone, come la distanza degli occhi e la forma della mascella, fornendo poi il suo responso. Spieghiamo sempre le ragioni del fermo, si legge sul sito, diamo anche un opuscolo con i riferimenti per contattarci nel caso la persona voglia ulteriori informazioni. I dati di chi non viene riconosciuto sono subito cancellati mentre il filmato rimane conservato per 31 giorni. Rassicurazioni che però non sono servite a disinnescare le polemiche. Sia associazioni per i diritti civili che parlamentari inglesi hanno criticato la scelta della polizia, presa dopo una serie di prove sul campo per valutare l'efficacia del sistema. Innanzitutto c'è una questione tecnologica: Scotland Yard ha dichiarato che una faccia ricercata dalla polizia viene individuata dal software con un tasso di successo del 70%. Solo nello 0,1% dei casi il sistema sbaglia, identificando come ricercato qualcuno che non lo è. Facendo un conto approssimativo, una telecamera posizionata a London Waterloo, la stazione più affollata della metropoli, oltre 90milioni di passeggeri annui, individuerebbe per errore circa 250 persone al giorno. I dati della polizia sono stati contestati dal professor Pete Fussey, criminologo dell'università dell'Essex, che al Guardian ha dichiarato che solo nel 19% dei casi si può avere un riscontro certo.

Tuttavia, se l'imperfezione tecnica del sistema è destinata a essere superata nei prossimi anni con il miglioramento del software, rimane la questione etica. Una sorveglianza generalizzata sulle persone, è il punto di associazioni quali Amnesty International, Liberty, Big Brother Watch, è contraria al rispetto dei diritti civili. È quello cui si assiste in Cina, dove il riconoscimento facciale è ampiamente usato anche per la repressione delle proteste e delle minoranze dissidenti, come gli uiguri.

La preoccupazione è condivisa dalla politica: la commissione parlamentare per la scienza e la tecnologia a luglio ha invitato il ministero dell'interno a imporre una moratoria sull'uso del riconoscimento facciale. Alla base vi sono incertezza tecnologica e legale, visto che la legge inglese non copre queste nuove fattispecie. La stessa Commissione Europea ha annunciato l'intenzione di impedire l'uso di questa tecnologia per cinque anni per dar tempo ai parlamenti nazionali di legiferare.

Londra già oggi è la seconda città più videosorvegliata al mondo, con oltre 400mila telecamere (senza riconoscimento facciale). Con Pechino al primo posto (più di 450mila telecamere) le due città fanno corsa a sé: Washington segue staccatissima con circa 30mila apparecchi. Sono telecamere «cieche», non analizzano quello che stanno registrando.

Il riconoscimento facciale pone altre sfide: sta cercando di opporsi Ed Bridges che ha citato in giudizio la polizia del Sud Galles per averlo ripreso, senza il suo consenso, durante la sperimentazione di un sistema Lfr. Ha perso in primo grado, farà ricorso. Come lui, i movimenti per i diritti civili promettono battaglie legali.

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