«Mi ha preso con la forza. Io mi dimenavo perché non volevo, ma non riuscivo a contrastarlo completamente perché non mi sentivo bene». La notte dell'orrore, come la descrive Silvia (nome di fantasia), comincia così: è quasi l'alba del 17 luglio 2019 e nella villa della famiglia Grillo a Porto Cervo Francesco Corsiglia le mette le mani addosso e la violenta.
Ora la procura di Tempio Pausania ha ridefinito le accuse e chiuso per la seconda volta, definitivamente, l'inchiesta che vede quattro giovani accusati di violenza sessuale di gruppo: Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo che ha trasformato con il suo video un'indagine sonnacchiosa in un dramma nazionale, e poi Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e appunto Corsiglia.
La tesi della procura non cambia: violenza sessuale di gruppo era e violenza sessuale di gruppo rimane anche ora che gli indagati sono stati interrogati. Il primo capo d'imputazione è quello relativo a Silvia, la ragazza Italo-norvegese di 19 anni che il 26 luglio 2019, otto giorni dopo, sporge denuncia a Milano. L'altro riguarda gli oltraggi all'altra giovane: le tre foto di Roberta che dorme e dei tre giovani che appoggiano i genitali sul suo corpo e sul suo viso. Qui Corsiglia non c'entrava e non c'entra, ma le responsabilità vengono riprecisate.
Dettagli. A questo punto, la procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dei quattro che proclamano la loro innocenza: «I rapporti ci sono stati, ma lei era consenziente». Un tesi che va a sbattere contro quella che Vinicio Nardo, legale di Roberta, chiama «l'alterazione del consenso». Il contesto, il numero dei presunti aggressori - quattro contro una giovane indifesa - la quantità di alcol bevuto che avrebbe ridotto o quasi azzerato la capacità di difesa di Silvia. E poi, sull'altro versante, le istantanee ripugnanti di Roberta, violata nella sua dignità.
Anche la discussione sulle modalità con cui la vodka è stata assunta appare tutto sommato marginale: che sia stata Silvia ad attaccarsi alla bottiglia, come sostengono gli indagati, o sia stata costretta con la forza a bere, come lei racconta in una deposizione drammatica, pare difficile ipotizzare una scelta consapevole e lucida.
Silvia descrive un'interminabile successione di episodi, divisi grossomodo in due round. L'antefatto è la lunghissima serata al Billionaire; poi le due amiche non trovano un taxi per tornare al loro B&B ed accettano l'invito di Grillo per una spaghettata a casa sua. E qui Silvia si ritrova in balia del branco. Il primo ad avvicinarsi è Corsiglia: «Francesco ha preteso sesso - si legge nel verbale pubblicato da La Verità - mi sono divincolata... sono tornata con gli altri». Ma è solo una pausa in una caccia alla preda che prosegue poco dopo. Corsiglia - sempre secondo lei - si infila nel suo letto e la violenta. Poi lo stupro si ripete nel box doccia. Con scene molto forti: «Gli ho detto per due volte di smetterla, che era un animale e uno str.. ma lui ha continuato più forte tirandomi i capelli». A un certo punto Corsiglia se ne va a dormire.
E qui si apre un capitolo sconcertante. Silvia sveglia l'amica che dorme sul divano, ignara di tutto. «Inizialmente non riuscivo bene a parlare, mi chiedeva cosa avevo e io e le dicevo mi hanno violentata. Roberta inizialmente non capiva e glielo ripetevo, poi le chiedevo se potevamo andare a casa. Roberta si è seduta sul divano e mi ha fatto spallucce».
Insomma, le due ragazze, per una ragione o per l'altra, restano ancora nella casa delle violenze. Non fuggono da una situazione spaventosa e puntualmente il copione si ripete. Sono le sei del mattino e il secondo tempo del disastro sta per cominciare. Sul tavolo c'è una bottiglia di vodka «dall'odore strano», Vittorio Lauria la prende e si dirige ancora verso Silvia: «Mi afferrava con forza la testa, con una mano mi teneva il collo da dietro e con l'altra mi forzava a berla tutta».
Le violenze riprendono: in totale cinque o sei episodi, in una sequenza agghiacciante. I ragazzi intanto scattano le foto che documentano l'altro capo d'imputazione: Grillo junior appoggia i suoi genitali sul viso di Roberta, sprofondata sul divano. Tre foto che parlano da sole, anche se Grillo padre fa leva proprio su quelle immagini per contestare la linea tenuta dalla procura: «Mio figlio non è uno stupratore, c'è un gruppo di ragazzi che ridono e si divertono in mutande e saltellano con il p... così perché sono quattro coglioni».
A cosa si riferisce esattamente il fondatore dei 5 Stelle? Forse alle foto con Roberta, anche se può essere che pensi invece al video di 24 secondi che riprende un frammento degli amplessi multipli con Silvia.
Ma né da una parte né dall'altra ci sono, a quel che si sa, ragazzi che saltellano come allo stadio.«Lei ci stava», hanno ripetuto i quattro protagonisti della storia. Ma a breve dovrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.
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