Il rientro della ragazzina inglese dell'Isis fa litigare i ministri: pietà o pugno duro?

Convertita, arruolata e mai pentita. Shamina è incinta al nono mese

Il rientro della ragazzina inglese dell'Isis fa litigare i ministri: pietà o pugno duro?

Non sarà una moderna Antigone, ma poco ci manca. E infatti il suo caso non divide solo l'opinione pubblica britannica, ma anche il governo e le istituzioni. Lei si chiama Shamina Begum. Nel 2015 quando lasciò Londra con due amichette per raggiungere la Turchia e subito dopo Raqqa, la capitale dell'Isis, aveva 15 anni. Un giornalista del Times l'ha ritrovata a elHawl, un campo d'internamento curdo nella provincia siriana di Deir Ez-Zor. C'è arrivata dopo esser fuggita da Baghuz, ultima enclave dell'Isis circondata da curdi e forze speciali americane. Shami dice di non essersi mai pentita delle sue scelte, d'esser ancora innamorata del marito Yago Riedijk, un combattente olandese dell'Isis catturato mentre fuggivano da Baghuz, ma di essere incinta al nono mese, di aver perso due bambini morti di stenti durante l'assedio e di voler tornare a vivere in patria.

E qui si apre il dibattito che lacera la fredda e razionale Albione. Bisogna lasciarla marcire nel campo di el-Hawl dove i bimbi muoiono come mosche uccisi da gelo, malnutrizione e malattie oppure riportarla a casa? E qualora rientri cosa bisogna fare di lei? Toglierle il bimbo, processarla e sbatterla in prigione o offrirle un'altra possibilità visto che lasciò casa a soli 15 anni? A dividersi non sono solo i cittadini di Sua Maestà, ma anche governo e istituzioni. Il ministro per la sicurezza Wallace ricorda che «ognuno è responsabile delle proprie scelte» e dichiara di non voler rischiare la vita di un solo inglese «per cercare terroristi o ex tali». Il Ministro alla giustizia Gauke invita a «decidere caso per caso», ma ricorda che il ritorno di Shamina può rivelarsi un rischio. Il ministro degli interni Sajid Javid sottolinea, invece, che Shamina potrebbe finire sotto accusa. Il più malleabile è il capo dell'MI6 (i servizi segreti per l'estero) Alex Younger: «Shamina ha diritto di tornare» in quanto cittadina britannica.

A compattare il fronte degli intransigenti contribuisce la notizia del rilascio, giovedì, di Tareena Shakil, condannata a sei anni nel 2016 dopo il rientro da Raqqa dove fuggì nel 2014 con un figlio di pochi mesi. Se questo è quanto rischia Shamina, dicono gli intransigenti allora meglio lasciarla ai curdi. E a dar forza a questo ragionamento contribuiscono le dichiarazioni di Shamina che continua a non condannare gli orrori in mezzo a cui è cresciuta ed ha visto morire due dei suoi figli. Difficile però non ricordare come nel 2015 il governo di Londra fosse tra i più decisi nel sostenere la causa dei ribelli e nell'auspicare la caduta di Assad.

In quel clima una ragazzina di 15 anni poteva distinguere tra le nefandezze dell'Isis e l'apparente legittimità di un'inesistente rivolta moderata? Un bel dilemma. Anche perché il dibattito su Shamina rischia di portare allo scoperto non solo gli errori di una 15enne, ma anche quelli dei compassati governi di Sua Maestà.

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