Dalla mobilitazione delle coscienze all'incendio di ponti radio e automobili. L'escalation di violenza nella campagna per revocare il regime del 41 bis all'anarchico 55enne Alfredo Cospito si arricchisce dell'incendio a un ripetitore di telefonia mobile sulle colline di Torino. L'impianto è stato dato alle fiamme alle 4 di notte tra venerdì e sabato, e l'attacco è stato accompagnato dalla «solita» richiesta di stop al carcere duro per l'anarchico. Un altro episodio, insomma, dopo quelli degli ultimi giorni, che avvelena il clima e potrebbe non giovare affatto alla causa dell'uomo in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Le condizioni di salute di Cospito, in carcere per aver gambizzato un dirigente di Ansaldo, Roberto Adinolfi, e poi condannato a 20 anni per un attentato senza morti né feriti alla scuola allievi Carabinieri di Fossano, si sono aggravate in seguito alla sua protesta non violenta contro il carcere duro al quale è stato sottoposto, e negli ultimi giorni in tanti si erano mossi per chiederne la revoca al ministero e fermare lo sciopero della fame. Ma proprio mentre il Guardasigilli aveva assicurato di seguire la vicenda con la «massima attenzione», tra un appello allo stesso Carlo Nordio di Massimo Cacciari e una lettera aperta al Papa di Luigi Manconi, e subito dopo che l'udienza in Cassazione per discutere il ricorso contro il no arrivato a dicembre dal tribunale di sorveglianza di Roma alla sua richiesta di non essere sottoposto al 41 bis, inizialmente fissata per il 20 aprile, è stata anticipata al 7 marzo, ecco arrivare il fuoco anarchico, quasi alimentato dal vento che sembrava cambiare in meglio per Cospito, figura di rilievo nella Federazione anarchica informale.
Prima gli episodi di Berlino e Barcellona, con l'auto del primo consigliere d'ambasciata a Berlino, Luigi Estero, data alle fiamme nella capitale tedesca, e il consolato generale italiano a Barcellona vandalizzato dal blitz di cinque anarchici che hanno coperto una parete del palazzo di scritte spray inequivocabili: «Stato italiano assassino», «libertà per Cospito» e «amnistia totale». E poi l'episodio sulla collina di Revigliasco, nel Torinese. A essere presa di mira la «torre Bert», un ripetitore di telefonia mobile utilizzato da alcune compagnie telefoniche ma anche, tra gli altri, dalla Croce Verde Torinese. Qualcuno nella notte ha scritto con vernice viola «Fuori Alfredo Cospito dal 41bis», per poi appiccare il fuoco e bruciare circa due chilometri di cavi. Tre episodi ai quali potrebbe aggiungersi l'attentato in cui era bruciata, a dicembre, l'automobile di Susanna Schlein, sorella di Elly e primo consigliere dell'Ambasciata d'Italia in Grecia. E momenti di tensione, ieri pomeriggio, si sono verificati anche a Trieste, nel corso del corteo organizzato da un gruppo di anarchici per Cospito. Un corteo con un centinaio di manifestanti ha raggiunto la centralissima piazza Goldoni. E qui un gruppo di persone ha provato a sfondare il cordone della Polizia, forse con l'intenzione di proseguire verso il carcere cittadino. Gli agenti, in tenuta antisommossa, non hanno però consentito il passaggio.
Nel bel mezzo di una vasta campagna di mobilitazione, piomba sull'affaire Cospito un ricatto condito da azioni violente che certo non fa il gioco del detenuto anarchico e di chi si è mobilitato pacificamente per lui, ma apre la porta al rischio che una modifica al suo attuale regime venga rivendicato dagli autori degli attacchi. Non è un caso che tra chi si era schierato a favore di un ammorbidimento delle condizioni della detenzione dell'anarchico, gli ultimi eventi abbiano sollevato imbarazzi o perplessità.
Un effetto-boomerang ben riassunto da Riccardo Arena, avvocato e giornalista, conduttore su Radio Radicale della rubrica Radiocarcere, che su Twitter taglia corto: «Ora, se Cospito al 41 bis desta serie e diverse perplessità, il fatto che i suoi compari anarchici siano degli idioti è una certezza assoluta».
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