"Ripristiniamo i valori costituzionali. È la battaglia storica di Berlusconi"

Il sottosegretario alla Giustizia: "Serve equilibrio tra presunzione d'innocenza, libertà personali, riservatezza e diritto di cronaca"

"Ripristiniamo i valori costituzionali. È la battaglia storica di Berlusconi"
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«Il percorso legislativo di un governo del consenso, che ha condiviso con l'elettorato un programma, parte certamente dal confronto e dall'ascolto, poi culmina nella decisione, sottoponendo al Parlamento le sue proposte». Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto respinge al mittente le critiche e fa capire a magistrati e partiti che la politica si riappropria delle sue prerogative: «Ripristinare e bilanciare valori costituzionali come la presunzione di non colpevolezza, la libertà personale e la sua inviolabilità, la riservatezza e il diritto di cronaca. Nessuno prevale sugli altri, bisogna trovare un ragionevole punto di equilibrio»

E fino a ora non c'era...

«Con questo primo step iniziamo a costruire l'edificio della riforma della giustizia con alcuni interventi particolarmente significativi, che traducono in norme le battaglie storiche di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, a tutela diretta dei cittadini».

L'abolizione dell'abuso d'ufficio è stata chiesta da tutti i sindaci, anche da quelli del Pd, nonostante gli imbarazzanti distinguo dei vertici...

«È una norma dannosa, l'unico risultato che produce è mettere alla gogna sindaci e amministratori per periodi biblici, una via Crucis in cui la vera pena è il processo soprattutto mediatico, sovrapposto per maggiore incisività a quello giudiziario, che si conclude quasi sempre con un nulla di fatto. Con l'effetto paradossale di produrre la molle burocrazia difensiva, l'inaccettabile paura dell'atto lecito che rallenta la crescita, proprio mentre dobbiamo raggiungere gli obiettivi del Pnrr, accelerando i percorsi decisionali».

Ma così non si rischia di incidere sulla lotta alla corruzione?

«l'arsenale normativo che abbiamo è imponente, superiore a quello di altri Paesi. Il ministro Carlo Nordio ha spiegato bene i perché di questa scelta al commissario Ue Didier Reynders. Ma poi, un reato che non funziona... (sorride) come può sconfiggere la corruzione?»

E il traffico d'influenze?

«Altra norma con un tasso di genericità enorme. L'abbiamo tipizzata eliminando le millanterie. La mediazione è illecita quando tende ad un reato, mediante atti contrari ai doveri d'ufficio. Una condotta precisa: così si tranquillizzano gli amministratori per bene dal rischio di vedersi indagati».

Capitolo intercettazioni...

«Abbiamo evitato il Far West, sarà il giudice che deciderà quali siano quelle pubblicabili perché pertinenti ai fatti di reato, nel pieno rispetto dell'articolo 21. Basta con il gossip che reca danni incalcolabili a persone estranee al processo. L'equilibrio tra non colpevolezza, riservatezza e diritto di cronaca è dato dal giudice, che consente al cronista di pubblicare solo quelle espressamente legate al reato».

Cambiano l'avviso di garanzia

«Era diventato una pre-condanna, una lettera scarlatta di infamia. Ci riprendiamo lo spirito originario di informazione di garanzia a tutela dell'indagato con la spiegazione del reato».

Custodia cautelare e appello...

«Le misure cautelari collegiali sono a garanzia dell'articolo 13 sulla inviolabilità della libertà personale, le misure cautelari differite (se non c'è pericolo di fuga o inquinamento delle prove) daranno all'indagato la possibilità di difendersi prima. Saranno inappellabili solo le sentenze per reati meno gravi, quelli che non passano dall'udienza preliminare, per riequilibrare i limiti alla difesa posti dalla riforma Cartabia».

Che faranno le opposizioni?

«In tema di giustizia le convergenze sono sempre benvenute, i cardini della Carta non hanno colore. Il nostro sforzo è stato quello di dare effervescenza alla Carta. Sa cosa diceva Pietro Calamandrei?».

No...

«La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile: noi ne abbiamo tanto»

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