Altro che porgere l'altra guancia! L'ennesima decapitazione, l'ennesimo attentato sventato, l'ennesima strage di innocenti, l'ennesima rivelazione sul reclutamento di connazionali nelle fila dei terroristi islamici, l'ennesima scoperta di imam che predicano odio, violenza e morte nelle nostre moschee, l'ennesima identificazione di un sito jihadista che propaganda la loro guerra santa. Ormai i «fedeli servitori di Allah» ci menano colpi bassi a ritmi da stordimento perenne. A meno che non ci siamo del tutto rincretiniti al punto da esserci rassegnati a sottometterci all'islam, votati al suicidio per pura vigliaccheria e senza neppure ambire in cambio al paradiso islamico con le 72 vergini eterne, è arrivato il momento di prendere atto che siamo in guerra e che in guerra si può vincere o perdere, ma non far finta che non ci riguardi.
Lezione numero uno. Saremo irrimediabilmente destinati a perdere la guerra scatenata dal terrorismo islamico fintantoché ci limiteremo a intercettare la punta dell'iceberg, ossia il singolo attentatore l'attimo prima che imbracci il kalashnikov, lanci una bomba o si faccia esplodere con una cintura imbottita. Innanzitutto perché i riscontri concreti per prevenire gli attentati sono pressoché inesistenti in una struttura che non è gerarchica ed è priva di una catena di comando, ma rassomiglia ad una piovra dai mille tentacoli dove ogni cellula è formata da un pugno di terroristi che concordano tutto direttamente senza lasciare tracce. In secondo luogo perché la vera arma del terrorismo islamico privatizzato e globalizzata da Bin Laden è l'aspirazione al martirio. Dobbiamo ammettere che siamo del tutto disarmati di fronte alla lucida follia di chi, con il sorriso in bocca, ci dice «noi amiamo la morte così come voi amate la vita». In terzo luogo perché anche qualora dovessimo reprimere una singola cellula, resterebbero vive e attive tutte le altre centinaia votate a una guerra di logoramento, essendo ciascuna cellula del tutto autonoma.
Lezione numero due. Per vincere la guerra del terrorismo islamico dobbiamo distruggere l'iceberg, ossia la filiera dove, nel nome di Allah che s'incarta nel Corano ed emulando Maometto, si pratica il lavaggio di cervello che trasforma le persone in bombe umane la cui massima aspirazione è morire uccidendo il maggior numero possibile di nemici dell'islam. Questa filiera si sostanzia di moschee, scuole coraniche, gruppi che indottrinano alla loro guerra santa e addestrano alle armi, mass-media e siti jihadisti. Concretamente significa che, se si intercetta - come è avvenuto recentemente a San Donà di Piave - un imam che invoca l'aiuto di Allah per annientare gli ebrei, non ci si deve limitare ad espellere l'imam, ma bisogna chiudere la moschea e denunciare il centinaio di fedeli che la frequentavano abitualmente perché erano parte integrante di un disegno eversivo.
Lezione numero tre. Questa guerra la potremo vincere solo decretando lo stato d'emergenza perché è ormai endogena, cioè si sviluppa all'interno dell'Europa, ed è autoctona, perché i terroristi sono cittadini europei, in un contesto di globalizzazione del terrorismo islamico.
Lezione numero quattro. Dobbiamo prendere atto che l'obiettivo di sottometterci all'islam, ottemperando alla volontà di Allah e all'esempio di Maometto, è condiviso da tutti i musulmani, anche se lo perseguono con mezzi diversi: la conquista fisica e mentale dell'Europa diffondendo in modo capillare le moschee, le scuole coraniche, gli enti assistenziali e finanziari islamici, i tribunali sharaitici, i centri studi, accreditando l'islam come religione di pari valore del cristianesimo ed affermando il reato di islamofobia; la conquista demografica grazie al più elevato tasso di natalità che culminerà nell'avvento dell'islam al potere per via democratica; la conquista territoriale attraverso l'invasione degli immigrati favorita dall'abolizione del reato di clandestinità, il ricongiungimento familiare e l'eventuale adozione dello ius soli che riconoscerà la cittadinanza a tutti coloro che nascono sul territorio nazionale; la conquista economica assecondando l'arbitrio della finanza e degli Stati islamici che condizionano la loro disponibilità alla crescente islamizzazione dell'Europa.
Conclusione: il vero nemico non sono i terroristi ma è l'islam, la guerra in corso la vinceremo solo se non ci limiteremo a dare la caccia ai singoli
attentatori, ma se sconfiggeremo la strategia complessiva di islamizzazione dell'Europa su cui sono d'accordo tutti i musulmani militanti, i sedicenti moderati, gli integralisti e i terroristi.Facebook.com/MagdiCristianoAllam
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