Il rito abbreviato resta vietato per i reati puniti con l'ergastolo

La legge sul rito abbreviato, che lo vieta per i delitti più gravi, è salva. La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi

Il rito abbreviato resta vietato per i reati puniti con l'ergastolo

La Corte Costituzionale ha rigettato, perché infondati, tre ricorsi presentati per dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge entrata in vigore un anno e mezzo fa e che vieta gli sconti di pena collegati al rito abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo. Una legge che per alcuni avvocati e giudici era incostituzionale, tanto che e erano stati presentati tre ricorsi presso la Corte Costituzionale, ricorsi sostenuti anche dall’Unione Camere Penali.

“Noi dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime - spiega la presidente, avvocato Elisabetta Aldrovandi - avevamo partecipato in audizione in Commissione Giustizia alla Camera su quella riforma, combattendo per anni perché diventasse legge, perché chi commette reati gravissimi non può aver diritto a sconti automatici di pena soltanto perché sceglie un rito processuale speciale invece di quello ordinario”. E prosegue: “In sede di udienza, tenutasi ieri, e alla quale abbiamo partecipato come uditori, la Presidenza del Consiglio, rappresentata dall’Avvocatura di Stato, ha sostenuto l’infondatezza dei ricorsi di coloro che volevano dichiarare la norma illegittima, riprendendo tra le argomentazioni quelle da noi sempre sostenute, tra le quali il fatto che vietare il rito abbreviato e sconti di pena per i reati più gravi non vìola il principio né di uguaglianza né del giusto processo. La Corte Costituzionale, con nostra grande soddisfazione, si è pronunciata dichiarando infondati i motivi di questi ricorsi”. E così, la legge sul rito abbreviato, che lo vieta per i delitti più gravi, è salva.

“Ciò significa - spiega l’avvocato Valter Biscotti, anch’egli presente alla Corte - che chi commette reati come omicidio aggravato o stupro seguito da omicidio o comunque puniti con l’ergastolo, deve affrontare il processo ordinario. E non un processo breve che regala automatici sconti di pena”.

“Siamo molto soddisfatti - concludono gli avvocati all’unisono - perché non si può pensare che chi commette reati efferati possa ottenere automatici sconti di pena soltanto sulla base del fatto che la pena non è quella astrattamente stabilita dal Pubblico Ministero che fissa i capi di accusa, ma quella effettivamente irrogata, dal momento che quando si tratta di reati gravissimi va da sé che la risposta di uno Stato di diritto deve identificarsi con la massima sanzione stabilita dal suo ordinamento”.

Sulla vicenda è intervenuto anche l’onorevole Nicola Molteni della Lega, che ha sempre appoggiato la proposta.

“Sono molto contento - chiarisce - perché la Corte ha ritenuto legittimo l’impianto di una legge che abbiamo voluto sostenuto e approvato come Lega. È una grandissima vittoria per il mondo della giustizia, per le vittime di reati atroci e per i loro familiari”.

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