
«Quanto accaduto finora a seguito delle proteste lascia immaginare che potrebbe concludersi con un'archiviazione»: a dirlo è l'eco attivista Annalisa Gratteri, una delle portavoci italiane di «Extinction Rebellion», il gruppo che vuole salvare il mondo dal cambiamento climatico. Loro, che tingono di verde le acque dei fiumi, che vanno avanti a blocchi stradali, sono sicuri che le conseguenze delle azioni finiranno in archiviazioni dei magistrati. E dove lo scrivono? Sul sito di Magistratura Democratica. Ed è così che Gratteri viene ospitata come giornalista su Questione Giustizia, quella che dovrebbe essere una rivista dedicata al diritto ma che sembrerebbe l'organo di propaganda dei compagni di sinistra.
Nel lungo articolo dell'attivista si parla delle ultime azioni più discusse del movimento. A Roma, nel novembre 2024, «Extinction Rebellion» occupa con le tende piazza del Viminale, scaricando di fronte l'ingresso del ministero dell'Interno ben cinque quintali di letame. La protesta, non autorizzata, si conclude con l'intervento delle forze dell'ordine che portano 75 persone in questura con successive decine di denunce e 33 fogli di via. Stesso iter per l'ultima manifestazione, dello scorso gennaio, a Brescia nella sede dell'azienda Leonardo. Gli attivisti, in sostegno di Gaza e contro la fabbricazione di armi, bloccano le entrate dell'azienda, incatenandosi tra loro e riempiendo di vernice tutte le pareti: anche in questo caso gli agenti portano 21 persone in questura.
Procedimenti che per gli attivisti mirano a «impedire l'esercizio del diritto democratico di protesta». Una posizione netta contro il Governo e le sue azioni che sembra trovare appoggio nelle pagine del giornale di Md. «La politica e le forze dell'ordine hanno reagito criminalizzando il movimento, attraverso denunce pretestuose quasi sempre archiviate dalla magistratura», si legge.
«Extinction Rebellion» nelle righe di Gratteri, sembra sicuro dell'appoggio dei magistrati e potrebbe non avere tutti i torti. Il passato conferma che quasi tutte le denunce sono state stralciate dalle toghe. Ecco alcuni esempi: nel 2019 i giudici stralciano la denuncia per 8 persone che a Torino salgono sulle colonne di piazza Castello, durante una manifestazione non autorizzata, accendendo 8 fumogeni. Motivazione? «Non ha comportato il minimo rischio e non è stato lanciato - il fumogeno, ndr - contro le persone presenti».
Stessa cosa a Venezia nel 2021 durante il G20 Economia e Finanza i giudici chiudono un occhio sulla manifestazione non autorizzata perché «è stata estemporanea e di breve durata». E non solo: «lo scopo della manifestazione era di interesse sociale e politico». Sono sempre gli stessi a «scagionare» gli ambientalisti nell'aprile 2024 quando durante il G7 sull'energia a Venaria, gli attivisti durante il loro «show» sopra un tetto vengono trovati con coltellini negli zaini. Denunciati per possesso di armi i magistrati rispondono così: «appare pertanto ragionevole che i due coltellini multiuso, la cui appartenenza alla categoria delle armi improprie è già di per sé discutibile, fossero portati dagli indagati per un giustificato motivo».
Attivisti che si trasformano in giornalisti, magistrati in politici, motivazioni di sentenze - verrebbe da dire - discutibili, accuse alle forze dell'ordine: un climax che inevitabilmente porta quantomeno a discutere sull'imparzialità dei giudici.
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