La rivoluzione digitale delle orchestre

Ora lo spartito è sul tablet e il pubblico può seguire i brani con un'app

La rivoluzione digitale delle orchestre

Finora era un tabù, o in ogni caso una regola fondamentale del galateo teatrale: cellulari e tablet, in sala, non si portano. E soprattutto non si usano, perché la luce azzurrognola nel buio pesto della platea disturba i vicini di posto e i musicisti. Sembrava una certezza incrollabile, e invece le orchestre britanniche l'hanno appena fatta a pezzi. Invitando non solo il pubblico, ma anche gli stessi interpreti a convertirsi al digitale.

La rivoluzione è partita dalla Yorkshire Young Sinfonia, orchestra di giovani talenti. Ieri sera si sono esibiti nel primo concerto «100% digitale»: gli spartiti si sono trasferiti sugli iPad e la pagina, virtuale, si gira con dei pedali dotati di Bluetooth. In questo modo, come ha spiegato il direttore David Taylor al quotidiano inglese Times, gli spettatori non vengono distratti dal contemporaneo sporgersi in avanti di tutti i musicisti per cambiare pagina e gli stessi interpreti non devono fare movimenti azzardati mentre con l'altra mano reggono lo strumento. Ma anche il pubblico ha il suo ruolo: gli spettatori possono seguire il concerto dal proprio smartphone o tablet con l'app «Encue», che fornisce in tempo reale informazioni sul brano che si sta ascoltando.

Ma non sono solo i più giovani a sperimentare. Anche la Royal Philarmonic Orchestra, considerata l'orchestra nazionale britannica, invita i propri affezionati a scaricare la stessa app, con l'obiettivo di raggiungere il 10% di utenti sul totale degli spettatori. Il direttore del marketing, Chris Evans, ha spiegato che il target non sono gli spettatori più fedeli e abituati ad ascoltare concerti quotidianamente, ma quelli occasionali e meno edotti, «che hanno il desiderio di scoprire di più sulla musica». Il problema luce emanata dagli smartphone è minimizzato dalla tecnologia dell'app, che limita al minimo l'illuminazione dello schermo. Per quanto riguarda gli spartiti digitali, invece, la Royal Philarmonic Orchestra rimane tiepida. Secondo il direttore, James Williams, nonostante i tablet abbiano un enorme potenziale, «gli spartiti stampati su carta resteranno, almeno nel futuro prossimo». Anche a causa di questioni logistiche: i temi stretti delle prove, le location e i programmi diversi rendono difficile l'impresa di garantire a ogni musicista un iPad carico - che regga magari una giornata intera di prove - e su cui siano stati caricati i brani corretti. I diretti interessati, che li hanno sperimentati per un periodo, hanno riportato pareri differenti. Ma la stessa tecnologia sta prendendo piede anche al di fuori del Regno Unito: la belga Brussels Philharmonic e la francese Orchestre national d'Île-de-France hanno imbracciato la rivoluzione e hanno detto addio agli spartiti su carta. Al netto di qualche resistenza, la strada sembra ormai tracciata: basti pensare che hanno debuttato anche gli Operabots, robot testati in Europa e Usa che fanno le veci del coro del teatro greco antico.

Ma gli esempi ci sono anche in Italia: già nel 2014 al Teatro Lirico di Cagliari durante la Turandot di Puccini musicisti e cantanti indossavano i Google Glass e pubblicavano in tempo reale video e foto sui social media dell'orchestra.

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