Quando c’era da lottare per conquistare libertà e diritti per le donne, le anime belle del #MeToo non erano ancora nate. Lei invece era in prima linea. Erano gli anni Settanta e aveva appena 18 anni. Oggi, che di anni ne ha 58, è diventata il nuovo ministro alla Famiglia, Natalità e Pari opportunità del governo Meloni. Lei è Eugenia Maria Roccella, bolognese classe 1953, figlia di uno dei fondatori del Partito radicale, Franco Roccella, e della pittrice Wanda Raheli. Si definiva "femminista" quando aborto e divorzio non erano ancora diritti riconosciuti e ci si continua a definire tuttora. Il suo però è un "femminismo conservatore", come ama chiamarlo.
Non tutti ne capiscono il senso, per qualcuno è solo una contraddizione, una provocazione, un camuffamento. Invece, quello che ci dice Eugenia Roccella è che si può essere femministe in un altro modo e la cultura della vita non è un oltraggio alla democrazia né una minaccia per le donne. Considerazioni che cinquant’anni fa, con la fame di diritti che c’era, sarebbero potute suonare come un alibi. Roccella è giovane e determinata. Il suo debutto politico avviene nelle file del neonato Movimento di liberazione della donna (Mil), di cui poi conquisterà la leadership.
È una realtà laica e libertaria, una costola autonoma del Partito radicale. È in quegli anni che la giovane Roccella dà alle stampe il libro "Aborto: facciamolo da noi: una proposta di lotta per l’aborto libero e gratuito in strutture sanitarie pubbliche e un trattamento alternativo per le donne". Un fatto che rende l’idea di quanto fosse coinvolta e assorbita dalla causa. Sarà così per almeno un decennio. Poi, negli anni Ottanta, quando tanta strada è ormai fatta, Roccella esce di scena.
Si deve prendere cura di mamma Wanda che è stata colpita da un ictus e sente il bisogno di realizzarsi anche nella vita privata. Passano circa vent’anni quando la vediamo ricomparire. È una donna ormai matura e si accorge subito che i tempi sono cambiati. Non si lotta più per questo o quel diritto, bensì nel nome di "un’idea di libertà senza limiti" che sfocia in "illibertà assoluta". Laureata in lettere moderne e giornalista professionista dal 2000, ha collaborato con diversi quotidiani, uno dei quali è proprio quello che state leggendo. Il grande ritorno alla "cosa pubblica" è del 2008, con l’elezione a Montecitorio sotto le insegne del Popolo delle Libertà.
Il distacco dalla vita politica le ha permesso di osservare il femminismo radicale dal di fuori, percepirne limiti e storture. Tempo ed esperienza l’hanno resa pro-life e si è avvicinata al cristianesimo. Continua a scrivere ma è sempre più lontana dalle istanze del femminismo contemporaneo. Ha pubblicato, tra gli altri, "La favola dell’aborto facile. Miti e realtà della pillola RU 486" (FrancoAngeli, 2006); "Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione europea come nuova ideologia" (Piemme, 2005); "Dopo il femminismo" (Ideazione editrice, 2001).
È ritornata alla Camera nel 2022 con Fratelli d’Italia. "Giorgia" l’ha chiamata ad assumere un incarico affatto secondario nell’economia del nuovo esecutivo: il Ministero alla Famiglia, Natalità e Pari opportunità, prima semplicemente della Famiglia. Un cambio di denominazione che mette in chiaro priorità e obiettivi dell’azione di governo. "Sono certa che saprà lavorare per mettere in atto politiche capaci di sostenere le famiglie ed allargare il perimetro delle tutele delle pari opportunità", dice di lei la senatrice Isabella Rauti, che segue le questioni di genere in casa Fdi.
Sarà la Roccella, quindi, a sfidare l’inverno
demografico e i tanti stereotipi e pregiudizi che ancora imbrigliano la realizzazione delle donne. E lo farà nel governo della prima donna premier della storia della Repubblica italiana. La vita alle volte è davvero un cerchio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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