Rom picchiata: non rubava abbastanza

La donna era incinta e ha partorito in anticipo per le percosse: lei e il bimbo stanno bene

Rom picchiata: non rubava abbastanza
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Pestata a sangue, incinta all'ottavo mese, in mezzo alla folla in un vagone della metropolitana alla stazione Termini di Roma. Sembra una follia invece no. Qualcuno riprende la scena col telefonino e rischia grosso pure lui. Gli aggressori urlano: «Giù il telefonino!». Il video (a fianco un'immagine) diventa virale e sui social rimbalza il degrado di una città e il dramma di Meri Secic, 39 anni, origini croate, vive nel campo rom di Castel Romano, periferia sud della capitale. Donna, ha il pancione, perfetta per rubare. La costringono a borseggiare. Rapine su rapine. Ma lei, col bimbo in grembo, non vuole più. Basta. O forse non è riuscita a portare a casa un bottino accettabile. Scatta la punizione, davanti a tutti. In metropolitana. Calci, pugni, grida. La donna cade a terra e sono botte da orbi con una violenza e una crudeltà da far accapponare la pelle. «Chiamate la polizia», qualcuno urla, pretende i soccorsi. La punizione è implacabile Sono in tre, uomini, tuta e telefonini. E l'aggressione è brutale. Sul pavimento della carrozza la futura mamma sanguina e piange. Pestata come una bestia per fortuna soccorsa perché qualcuno interviene. La porteranno al Policlinico di Roma per un ricovero urgente. Si salva, Meri. E si salva anche il piccolo in grembo che poche ore dopo vedrà la luce mentre la mamma ha le ossa rotte e la faccia spaccata dalla brutalità dei suoi aggressori. Lei è una pedina in mano al racket dei borseggi nelle stazioni della metro. Lei ha parlato. Ha detto basta. E ora c'è il rischio che possa essere avvicinata dai suoi stessi familiari, o dalle persone con cui vive, e minacciata affinché ritratti la sua posizione. E si rimangi tutto. Le autorità sono a caccia degli aggressori. Meri s'è l'è cavata ma chissà quante Meri ci sono in giro per Roma e per le altre grandi città d'Italia. Sono i Rom che gestiscono gli affari lerci delle rapine, buttando in strada e nei vagoni della metropolitana donne, meglio se giovanissime. Passano più inosservate e, se prese, difficilmente finiscono in carcere.

Meri era soltanto una

delle tante. Che però s'è ribellata al prezzo di pestaggio assurdo, avvenuto così, alla luce del sole, in mezzo alla folla, come se le regole del clan fossero più forti di quelle della civiltà. A Roma, Italia, venerdì scorso.

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