Professor Corrado Clini, la crisi dei rifiuti a Roma è senza fine e si tramanda da amministrazione ad amministrazione. Per quale motivo?
«In tutte le più importanti capitali europee la gestione dei rifiuti è una componente positiva dell'economia urbana, in termini di recupero di materia ed energia. Ogni giorno partono da Roma almeno 160 tir da 24 tonnellate per trasportare oltre 3500 tonnellate di rifiuti con un costo che nel 2020 è stato di quasi 200 milioni. Si stima che tra il 2012 e il 2020 il costo sia stato tra 1,5 e 1,8 miliardi. Con le stesse risorse Roma avrebbe potuto investire negli impianti e nei servizi necessari per gestire e chiudere il ciclo dei propri rifiuti».
Vede un cambio di passo con la nuova amministrazione?
«Anche se Gualtieri è sindaco da poche settimane, è evidente l'affanno nella gestione dei rifiuti che è espressione di incertezza nella visione e capacità di scegliere. Non è un buon segno».
Qual è oggi la situazione nella Capitale?
«La città di Roma produce circa 1.900.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani (circa 5.000 al giorno), di cui il 40% circa è rappresentato dalla frazione organica. La raccolta differenziata è oggi ferma al 45%. Per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall'Ue la raccolta differenziata dovrà essere progressivamente aumentata, fino a raggiungere almeno l'85% per consentire un corrispondente recupero di materia ed energia. La raccolta differenziata non ha senso se non è accompagnata dalla realizzazione degli impianti per il recupero».
Quali interventi bisognerebbe mettere in cantiere?
«È necessario costruire entro 2 anni impianti per il trattamento e recupero di materia e produzione di combustibile solido secondario con una capacità complessiva pari ad almeno 570.000 tonnellate/anno. Gli impianti devono essere finalizzati alla selezione e trattamento dei rifiuti, e poi alla loro trasformazione in materie prime secondarie e prodotti. Vanno realizzati nel territorio della Città Metropolitana almeno sei impianti per plastica, carta, vetro, metalli, legno, CSS. Come previsto da severe norme ambientali e come già avviene in altre Regioni e in molti Paesi europei, il CSS potrebbe essere impiegato come combustibile alternativo nei cementifici di Guidonia e Colleferro per il sostituire il pet coke, di gran lunga più inquinante. E poi servono impianti per il trattamento biologico e valorizzazione della frazione organica con una capacità di almeno 700.000 tonnellate/anno. Attualmente nella Città Metropolitana di Roma è trattato circa il 10% della frazione organica. Il restante 90% viene esportato».
Il recupero energetico dai rifiuti può contribuire al processo di decarbonizzazione?
«Certamente. A Roma servono impianti per il recupero di energia con una capacità di almeno 350.000 tonnellate/anno. Attualmente Roma non ha impianti. Il 20% dei rifiuti può essere destinato a recupero energetico.
Devono essere realizzate nel territorio della Città Metropolitana almeno due linee di recupero energetico, ciascuna con una capacità di 500 tonnellate al giorno. È l'unica via per rendere Roma una città all'altezza delle grandi capitali europee».
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