Terremoto elettorale in Romania, dove al primo turno delle presidenziali si è imposto il candidato indipendente, populista e filorusso Calin Georgescu, con il 22,94 per cento dei voti, che sfiderà al secondo turno, previsto il prossimo 8 dicembre, Elena Lasconi, sindaco di centro-destra di Campulung e candidata del partito di centrodestra Usr. Con il 19,17 per cento quest'ultima ha battuto di un soffio il favoritissimo premier europeista Martin Ciolaciu (19,15), che malgrado sia stato escluso dal ballottaggio per meno di mille voti ha annunciato l'intenzione di non contestare l'esito del voto e si è dimesso da leader del partito socialdemocratico Psd, che attualmente governa in una grande coalizione con il partito liberal-conservatore Pnl. È la prima volta che il Psd non riesce a piazzare il proprio candidato al secondo turno delle elezioni presidenziali dalla caduta della dittatura comunista in Romania nel 1989.
La sfida tra due settimane sarà quindi tra il 62enne Georgescu e la 52enne Lasconi, con il primo avanti nel punteggio ma la seconda forse in grado di poter rimontare puntando sul voto moderato che potrebbe penalizzare Georgescu. Costui infatti ha puntato forte sull'interruzione di ogni aiuto all'Ucraina e sull'appoggio alla Russia di Putin e potrebbe spaventare l'elettorato filoeuropeista e potrebbe appoggiare la più tranquillizzante Lasconi.
Georgescu è stato la vera sorpresa di questa tornata elettorale. Praticamente ignorato dai media e accreditato nei sondaggi del 5 per cento, ha conquistato quasi un quarto dell'elettorato grazie ai suoi toni urlati e a una campagna elettorale condotta per lo più su Tik Tok con dei video diventatio virali in cui il discorso politico si alternava a momenti di vita quotidiana che evidentemente hanno fatto breccia. «Questa notte il popolo rumeno ha gridato per la pace. E ha gridato molto forte, estremamente forte», ha detto domenica sera dopo il successo.
Il colpo dell'estrema destra in realtà era atteso, ma si pensava avrebbe premiato George Simion, leader del partito Aur, nel quale militava fino al 2022 anche Georgescu, che ne fu espulso per le posizioni troppo estreme. Simion era data per probabile al ballottaggio (contro Ciolaciu) ma si è dovuto accontentare del quarto posto, con il 13,87 per cento, venendo penalizzato da un'immagine troppo moderata, che «gli ha reso un cattivo servizio con i più radicali», spiega il politologo Cristian Pirvulescu. Secondo il quale il successo dell'estrema destra, che ha più di un terzo dei voti totali, sarà ulteriormente amplificato alle parlamentari previste per domenica prossima. Ciò lascia presagire negoziati difficili per la formazione di una coalizione.
Sul voto romeno si è pronunciato
anche il convitato di pietra, Mosca. «Non possiamo veramente dire che siamo a conoscenza della posizione del candidato Georgescu sulle relazioni con il nostro Paese», dice il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov.
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