
I tecnici di Mef, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di Bilancio vogliono «rottamare» la rottamazione Quinques in discussione in Parlamento, la sinistra raccoglie l'assist e critica la Lega, che della sanatoria è il principale sponsor, per una «narrazione smontata dagli esperti». In mezzo c'è il direttore dell'Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone, che in commissione Bilancio al Senato cerca un punto di equilibrio pur di svuotare il magazzino della Riscossione, stracolmo di cartelle inesigibili, pari al 40%. È lui a fotografare la mole di debiti che l'Erario in questi venticinque anni (sic) è stato incapace di incassare. Si tratta di un tesoretto da 1.280 miliardi - più di un terzo del debito pubblico complessivo - con cartelle prevalentemente di soggetti morti, società fallite o decotte, quindi carta straccia. In un mese, dal 31 dicembre al 31 gennaio 2025, sono arrivate quasi 7 miliardi in più da riscuotere. Ma quando? Una buona parte di questi 22,3 milioni di contribuenti - quasi un italiano attivo su due - è formato da recidivi, con il 60% dei morosi che ha cartelle non pagate da più di dieci anni. Da un lato ci sono 1,32 milioni di contribuenti con debiti sopra i 100mila euro, dall'altra il 43% ha debiti di meno di mille euro. D'altronde, ogni anno ci sono 33 milioni di crediti da riscuotere, pari a 82 miliardi di euro, da parte di 5.500 enti di riscossione che vanno a caccia di 10,2 milioni di contribuenti. Numeri spaventosi che hanno convinto molti mesi fa il viceministro dell'Economia Maurizio Leo (Fdi) a chiedere lo screening del magazzino nel tentativo di incassare il più possibile e poi chiuderlo definitivamente.
Individuare chi non paga tecnicamente è facile: secondo Carbone il 77% dei contribuenti morosi è recidivo, solo il 20% degli atti viene pagato subito, un altro 25% viene rateizzato solo dopo le procedure di recupero o di rateizzazione. Ecco perché la rottamazione (siamo alla Quater, riaperta lo scorso 18 marzo fino al 30 giugno) potrebbe funzionare: sono stati incassati oltre 12 miliardi, se tutto fila liscio saranno 38,5. Quanto alla Quinques, che la Lega vorrebbe decennale, con fino a otto rate non pagate prima di perdere il beneficio, qualche problema tecnico è stato espresso dai tecnici di Corte dei Conti, Upb e Dipartimento Finanze del Mef. Se uno alla fine della rateizzazione non pagasse fino a 7 rate, non sarebbe incorso nella decadenza né potrebbe essere perseguito con azioni coattive e questo «potrebbe determinare, a breve e medio termine, effetti finanziari negativi», vale a dire costare più dei benefici. Carbone ha però sollevato anche il problema della troppa rigidità sulle saltate: ne basta una per perdere la rottamazione, il sistema con poche rate, ravvicinate e molto alte non funziona più per chi è in buona fede «ma bisogna porre dei paletti, bisogna evitare di favorire chi se ne approfitta e fa un azzardo morale», sottolinea il successore di Ernesto Maria Ruffini, secondo cui l'organico della Riscossione (passato da oltre 8mila risorse a meno di 7mila) deve avere accesso a tutte le banche dati dell'Agenzia delle Entrate, che non si parlano tra loro.
Distinguo che hanno fatto infuriare la Lega, con Alberto Gusmeroli, tra i primi firmatari della proposta, convinto che a suo dire «non genererà più arretrati fiscali e contributivi». «Sulla Quinques leghista tira una brutta aria - sibila il senatore Avs Tino Magni - basta lisciare continuamente il pelo ai furbetti delle imposte». «Il sistema fiscale ha fatto lievitare sanzioni e debiti, la Lega vuole permettere che le famiglie e le imprese, rateizzino le cartelle per recuperare entrate che lo Stato non rivedrebbe mai», è la replica di Claudio Borghi, a cui ribatte Cristina Tajani del Pd: «Gli annunci di rottamazioni hanno un effetto sul gettito e scoraggiano i contribuenti ad adempiere». Anche Forza Italia con il deputato Vito De Palma invita il governo a usare il tesoretto da 1,6 miliardi arrivato dal concordato preventivo biennale per «ridurre l'Irpef fino al 60mila euro», lasciando perdere la Quinques.
Intanto in serata è arrivato l'ok bipartisan alla cancellazione dal Pra
delle vecchie auto vincolate da fermo amministrativo, finora inutilizzabili ma non rottamabili. Dopo l'ok del Senato sarà possibile eliminare dalle nostre strade oltre 3,5 milioni di veicoli che deturpano strade e città.
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