No al carcere per gli evasori fiscali, meglio «farli lavorare finché non ripagano la collettività». La pena detentiva per chi non paga le tasse, dice Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle Entrate, «non mi ha mai convinto. Preferisco mettere in carcere l'evasore così poi fallisce l'attività o farlo lavorare?». Ruffini mette in fila i numeri degli italiani nel mirino della riscossione: «Sono 19 milioni le persone che hanno debiti con il fisco. Le abbiamo individuate, ma a chi conviene metterle tutte in cella?» Precisa che dei 19 milioni che hanno cartelle esattoriali aperte, 16 milioni sono persone fisiche e 3 milioni di società, partite Iva: «Hanno fatto i maramaldi per tanti anni, usiamo strumenti che li facciano rientrare in carreggiata». E aggiunge: «Il mio sistema ideale è che i cittadini sappiano che chi non paga viene intercettato e deve per forza versare quanto non ha dato. Se così fosse, chi sarebbe così autolesionista da evadere? Negli ultimi 20 anni, abbiamo un patrimonio di soldi non pagati di mille e cento miliardi. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre scelte, invece si fa finta di nulla, negli anni con la complicità della politica». Se le tasse non riscosse in Italia hanno sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro e ogni anno entrano solo 10 miliardi a fronte dei 70 da riscuotere, anche nel 2019 l'Italia si conferma prima nella Ue per l'evasione Iva. Ma è pronto un giro di vite dei governo: un algoritmo pronto a incrociare le banche dati del Fisco per scovare evasori. Una misura pronta da due anni, ma c'era stato lo stop dal Garante della Privacy. Ora invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, nell'ambito degli obiettivi del Pnrr, ha fatto sapere che «è stato trasmesso al Garante per la privacy lo schema di decreto ministeriale recante le procedure per la pseudo-anonimizzazione dei dati da parte dell'Agenzia delle Entrate, ai fini dell'acquisizione del relativo parere». Si tratta di garantire che un soggetto non sia direttamente identificabile nell'analisi massiva dei dati della Guardia di Finanza, ma solo successivamente all'emersione di una posizione sospetta. In questo modo Agenzia delle Entrate e Fiamme gialle potrebbero passare al setaccio informazioni, conti correnti, proprietà immobiliari e altri beni. Se il via libera del Garante arrivasse entro giugno, l'algoritmo incrocerebbe già i dati a partire da luglio. Fratelli d'Italia con Lino Ricchiuti, vice responsabile del Dipartimento Imprese e Mondi produttivi attacca: «Tra le cose più urgenti da fare, c'è il blocco dell'esecutività dell'Agenzia di Riscossione, perché sta massacrando tutti, dal pensionato in poi, a fronte di cose che non possono essere chiamate evasione fiscale, ma di contribuenti che fanno la loro dichiarazione corretta ma poi non hanno la liquidità per far fronte alle tasse.
Siamo in una economia di emergenza dopo una pandemia che ha devastato economicamente famiglie e imprese, utenze energetiche triplicate, milioni di cartelle esattoriali partite, e le istituzioni devono farsi carico di capire le condizioni vere in cui si trova ad operare l'azienda, perché non si può andare da un imprenditore ad espropriare attività, macchinari, casa. Anche perché, senza macchinari, l'azienda fallisce e con essa la disoccupazione aumenta».
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