Dimissioni sì, dimissioni no. Luigi Di Maio è al bivio, dopo la clamorosa disfatta del Movimento 5 Stelle alle Europee, nelle cui urne la compagine pentastellata si è fermata a uno striminzito 17,07%. Elettori, deputati e senatori grillini si interrogano sulla leadership del ministro del Lavoro e c'è chi vuole metterlo alla porta. Non lo mette ufficialmente alla porta, ma lo invita a serie e profonde riflessioni la collega e compagna di partito Carla Ruocco, che intervistata dal Messaggero dice: "Le lezioni servono per riflettere sugli errori commessi. Evidentemente Roma non è stata di insegnamento. Luigi rifletta se deve dimettersi per un nuovo slancio del Movimento 5 Stelle che non implica rimanere al governo a tutti i costi".
La deputata M5S aggiunge: "Voglio bene a Luigi (Di Maio, ndr) con cui per anni abbiamo fatto crescere il Movimento, ma c'è una responsabilità politica di questo brutto risultato che non spunta dal nulla ma ha radici lontane: penso all'esperienza di Roma. Sarebbe giusta una riflessione e mi dispiace ma non ho ancora avuto segnali".
L'analisi della Ruocco sulla debacle grillina
Dunque, la presidente della commissione Finanze della Camera parla dell'opportunità o meno di (non) staccare la spina al governo, "che non deve andare avanti a tutti i costi". La Ruocco, quindi, prosegue: "Penso che il M5S debba essere al servizio del Paese e ho la presunzione che le 5 stelle del nostro Movimento siano in grado di raggiungere questo obiettivo. Fino a quando sarà possibile farlo da una posizione di governo, ben venga, altrimenti sarà giusto farlo dall'opposizione, ricordando che la finanza è al servizio dell'economia che non ha confini nazionali: non è possibile evitare il confronto con l'Europa per ottenere nuove regole di bilancio e rischi condivisi".
E, infine, chiosa così: "Il Movimento è nato sulla condivisione dei valori, dei temi e dell'azione politica, e non su catene di comando […] Abbiamo pagato errori organizzativi e comunicativi. Presentandoci solo nel 7% dei comuni in cui si votava per le amministrative abbiamo dato un'idea di lontananza dagli elettori. Non siamo riusciti a caratterizzarci come forza politica di rinnovamento, anche per colpa di troppi cambi di linea comunicativa in corsa.
Siamo caduti anche noi nella trappola dell'immagine dell'uomo solo al comando che è antitetico al Dna del Movimento. Il voto delle Europee è un voto prevalentemente di opinione su temi generali. Il difetto di coerenza è stato letale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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