"Sì alla festa islamica, ma vietate processioni": scoppia la protesta a Torino

Polemiche per la disparità di trattamento da parte delle autorità che hanno vietato una processione patronale e autorizzato un rito islamico

"Sì alla festa islamica, ma vietate processioni": scoppia la protesta a Torino

Mentre in Italia le processioni patronali, appuntamenti molto sentiti dalla popolazione e dalle varie comunità locali, vengono cancellate per prevenire assembramenti che potrebbero creare terreno fertile per una nuova avanzata dell’epidemia di coronavirus, ecco che un trattamento diverso viene riservato alle cerimonie islamiche. A Torino, ad esempio, i musulmani hanno celebrato la Festa del Sacrifico non al parco Dora, come avvenuto negli anni scorsi, ma in nove luoghi pubblici e privati della città. La scelta di non far convergere migliaia di persone in un unico punto è legata proprio al timore di Covid-19. Eppure, anche se si sono scelte diverse location per i riti, assembramenti di fedeli si sono sempre venuti a creare.

La disparità di trattamento non è passata inosservata."A cosa è servito vietare la processione della Consolata, interrompendo una tradizione antica di Torino, quando poi si autorizzano le preghiere di massa dei musulmani?", ha chiesto la deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli. La parlamentare ha spiegato che "questa è Torino nel giorno della festa islamica del sacrificio, con lo smistamento della folla in diversi punti di raccolta che ha solo aumentato il numero di assembramenti nei vari quartieri della città, dove migliaia di uomini di stanno affollando sui tappeti di preghiera senza il minimo distanziamento". Per di più, sottolinea ancora la Montaruli, il tutto avviene "con la consueta segregazione femminile che evidentemente non scandalizza sinistra e grillini". La deputata poi lancia un affondo contro il governo giallorosso a guida Conte che"mostra i muscoli con gli Italiani limitando le loro libertà religiose e politiche in piazza, ma concede tutto a chi ci impone in strada identità e tradizioni estranee, in spregio alla delicata situazione sanitaria che minaccia il ritorno del contagio da Covid-19".

Molto duro anche il commento della capogruppo di Fdi in Circoscrizione 7, Patrizia Alessi, che entra nello specifico della realtà torinese: "Non è una coincidenza che gran parte degli assembramenti della preghiera islamica siano collocati nei luoghi occupati - ora o in passato - anche dai suk del degrado, a partire da via Carcano fino a San Pietro in Vincoli e via Monteverde". La Alessi, poi, continua affermando che "spiace constatare che proprio oggi sia trascorso un anno dall’approvazione in Consiglio Regionale del Piemonte dell’ordine del giorno di Fratelli d’Italia che abrogava la delibera Chiamparino che autorizzava e regolarizzava i suk della vergogna".

Infine la consigliera si dice anche dispiaciuta "che la Giunta Cirio in un anno non abbia provveduto ad attuare questo impegno politico assunto in aula continuando a condannare intere zone di Torino al degrado imposto da Pd e cinque stelle".

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