"Non mi costringete a farlo...". Già ce lo immaginiamo, Giuseppe Conte: in catene davanti al Parlamento per ottenere il salario minimo. Le mani legate, lo sguardo contrito, la pochette - però - sempre in perfetto ordine. A evocare tale scenario, del resto, è stato proprio il leader del Movimento Cinque Stelle, in queste ore tornato a chiedere a gran voce l'introduzione di un compenso minimo fissato per legge. Una battaglia cavalcata anche dallo stesso Beppe Grillo, che in occasione della festa del primo maggio aveva invocato soluzioni da parte della politica, auspicando pure l'introduzione della settimana di lavoro breve (4 giorni). Sulla scia di quelle pretese, pure l'ex premier ha alzato i toni sull'argomento, dicendosi pronto a compiere gesti dimostrativi pur di ottenere il risultato.
"In Italia c'è un problema della politica dei redditi e di salario minimo da risolvere. Non mi costringete ad incatenarmi davanti al Parlamento", ha affermato il leader pentastellato a Metropolis, su Repubblica.it. Poi, a chi gli chiedeva se davvero fosse pronto a compiere quel gesto, l'ex avvocato del popolo ha risposto: "Dobbiamo ricorrere agli estremi rimedi e qualcosa ci dobbiamo inventare, ma non si possono prendere in giro i cittadini dicendo di volere approvare il salario minimo e poi non dimostrare la volontà politica di farlo in Parlamento". In mattinata, Conte si era già spinto in piazza a suonare la grancassa del populismo sull'argomento. Ma senza catene.
Fermandosi alla manifestazione degli addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza, l'ex premier aveva arringato i partecipanti. "Prima di tutto dobbiamo aumentare i salari di questi lavoratori, che sono fra i più bassi di tutti", aveva affermato. E poi: "Il M5S si batte senza sosta per l'introduzione di una legge per il salario minimo. La dignità del lavoro non può essere merce di scambio". L'invettiva poi si era spostata sui social, con un post tutto dedicato all'argomento.
Quello che l'ex premier descrive come un intervento necessario e condiviso, tuttavia, è in realtà un provvedimento che non incontra pareri unanimi. E che anzi desta perplessità. Proprio nelle ore in cui Conte si lanciava nella campagna pro-salario minimo, dal centrodestra si levavano valutazioni di tenore opposto e moniti sui rischi insiti in una tale mossa. "Tale misura è solo uno specchietto per le allodole, utilizzato per rendersi più accattivanti. Infatti, come spesso accade a certe latitudini politiche, belle locuzioni nascondono insidie pericolosissime. Prima fra tutte l'aumento del lavoro nero, dello sfruttamento, che azzera la dignità dei lavoratori. Poi, un inevitabile effetto vortice che risucchierà verso il basso tutte le retribuzioni", aveva avvertito il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, responsabile dei dipartimenti del partito azzurro.
E pure la minaccia di una performance in catene da parte dell'ex premier è stata accolta con freddezza nel centrodestra. "Le aziende italiane sono uscite da due anni di pandemia per entrare in una gravissima crisi energetica e delle materie prime, gli imprenditori stanno lottando per far sopravvivere le proprie attività e continuare a dare un lavoro ai propri dipendenti, e invece di sostenerle c'è chi decide di innalzare il vessillo del salario minimo, la cui applicazione in altri paesi ha avuto risultati contraddittori", ha affermato il deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Attività produttive, Luca Squeri.
L'esponente azzurro, proprio in rifermento alle dichiarazioni del leader pentastellato, ha poi aggiunto: "Se il M5S insisterà sulla strada di un'interferenza indebita
e inaccettabile nella vita del sistema produttivo, che avrebbe l'effetto di metterne ulteriormente a rischio la competitività e di minacciare i livelli occupazionali, saranno in molti a incatenarsi al Parlamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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