Il nodo della leadership del centrodestra è ancora tutto da sciogliere ma il segretario della Lega ha già iniziato ad organizzarsi. Il 13 aprile scorso Matteo Salvini ha depositato due marchi all'Ufficio Brevetti del ministero dello Sviluppo Economico, tramite lo Studio Dea Consulting Srl di Clusone. E in entrambi i casi è evidente che Salvini non ha intenzione di fare il comprimario di una coalizione di centrodestra nella prossima tornata elettorale, ma piuttosto il candidato premier. Nel primo logo registrato dallo stesso leader del Carroccio si trova appunto, dentro un rettangolo di colore blu, la scritta «Salvini premier». Sotto, si legge nella descrizione del marchio, c'è una dicitura in caratteri più piccoli: «Idee cuore coraggio». Il simbolo ricalca quello usato da Donald Trump nella campagna presidenziale: stesso colore, il nome del candidato al centro in caratteri grandi, e sotto più in piccolo la scritta «Make America Great Again», sempre in bianco.
Ma lo stesso giorno Salvini ha depositato un secondo simbolo. La grafica è simile (blu e bianco), ma la scritta stavolta è «Prima gli italiani». Il nome che Salvini ha proposto a Silvio Berlusconi per una federazione di centrodestra in vista delle elezioni politiche: «Non una lista unica, perché con una schifezza elettorale come questa in vigore io non sciolgo la Lega - ha spiegato in un'intervista tv il leader leghista - Ma una federazione sì, la potremmo fare. Magari dal nome Prima gli Italiani, che rimanderebbe a America First, lo slogan (vincente) utilizzato in campagna elettorale nelle presidenziali Usa da Donald Trump». Un'altra domanda di registrazione del marchio «Prima gli italiani» risulta depositata, in data 1 febbraio, a nome di Dimitri Kunz D'Asburgo, il compagno della deputata di Forza Italia Daniela Santanchè, anche lei attiva nel campo «sovranista». E infatti nello stesso giorni risulta la domanda di deposito di un secondo simbolo, «Italia sovrana». Lo stesso nome, stavolta, che pochi giorni dopo deposita agli uffici del Mise la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: un cerchio blu con dentro la scritta bianca «Italia Sovrana», appunto. Le parole scelte come slogan per la manifestazione organizzata da Fdi in a Roma e che, come annunciò proprio la Meloni, potrebbero rappresentare la «proposta politica con cui ci candidiamo a governare l'Italia». Insomma la sfida per il candidato non è neppure iniziata, mentre sulla proprietà del marchio di un'ipotetica coalizione c'è la ressa.
Intanto a Pontida, città simbolo della Lega che lì ogni anno organizza il raduno di partito, è ieri andato in scena un altro raduno, quello dell'«orgoglio meridionale, anti-razzista e anti-leghista» organizzato dal centro sociale napoletano «Insurgencia» in risposta alla visita (con tafferugli) di Salvini nel capoluogo campano. Tra striscioni «Terroni di tutto il mondo unitevi», concerti «antirazzisti», bandiere rosse, partite di calcetto tra rifugiati, con la benedizione da Napoli di Luigi de Magistris, in una Pontida blindata - mille agenti di polizia, tutti chiusi i negozi e i bar per ordinanza del sindaco - un migliaio di persone hanno occupato il pratone leghista per «una bellissima giornata di lotta al lepenismo italiano». La Lega di Salvini, che è proprietaria del prato, ha scelto di non opporsi e ignorare l'adunata dei centri sociali napoletani. Anzi, la segreteria provinciale della Lega cancellato la storica scritta «Padroni a casa nostra», per «evitare che certa gente imbratti quel muro» ha spiegato Daniele Belotti, responsabile della Lega a Bergamo. Una decisione che non ha convinto tutti i leghisti, che l'hanno vista come una resa ai provocatori. «Una manica di fancazzisti napoletani chiagni e fotte sta profanando il sacro suolo di Pontida e qualcuno cancella la scritta sulla libertà della Padania» scrive su Facebook il deputato della Lega Gianluca Pini, presidente della Lega in Romagna.
Mentre Gianni Fava, assessore lombardo e candidato alla segreteria federale, accusa direttamente Salvini: «Non bisognava arrivare a questo punto, aizzare questi soggetti contro la Lega. Bastava evitare uno scontro senza precedenti come quello che ha seguito e preceduto la famosa visita a Napoli».
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