Un'Europa impreparata e inconsapevole, entrata da tempo nel mirino delle interferenze dei regimi autocratici stranieri, in particolare di Russia e Cina.
È questo il campanello d'allarme fatto risuonare da una speciale Commissione del Parlamento Europeo, in una relazione votata ieri ad ampia maggioranza - 552 i sì, 81 contrari e 60 astenuti - dalla plenaria di Strasburgo. Un documento che accende polemiche per il taglio fortemente politico e le accuse rivolte ai partiti sovranisti europei, identificati come le forze più vulnerabili a questo tipo di pressioni e infiltrazioni. Il tutto accompagnato da un potenziale conflitto interno al centrodestra italiano, visto che da una parte la Lega viene tirata in ballo tra gli accusati, dall'altra la delegazione di Fratelli d'Italia a Strasburgo decide di votare a favore del documento. Ma qual è la tesi della relazione?
Gli eurodeputati nel testo sostengono che i funzionari pubblici e governativi europei sono «in modo schiacciante» inconsapevoli della gravità della minaccia rappresentata dai regimi autocratici stranieri, in particolare Russia e Cina. Una permeabilità e una mancanza di coordinamento che ha facilitato gli attacchi informatici, il reclutamento di ex politici di alto livello, la polarizzazione del dibattito pubblico in Europa.
Il testo mette nel mirino la Russia che vuole «legittimare le posizioni russe e alleggerire le sanzioni e per mitigare le conseguenze dell'isolamento internazionale». Vengono esplicitamente citati gli esempi dei partiti «come l'austriaco Freiheitliche Partei Osterreichs, il francese Rassemblement National e l'italiano Lega Nord» che «hanno firmato accordi di cooperazione con il partito Russia Unita del presidente Putin e ora devono affrontare le accuse dei media di essere disposti ad accettare finanziamenti politici dalla Russia». Vengono denunciati anche «i contatti stretti tra funzionari russi e il più grande donatore privato per la campagna a favore della Brexit». Per contrastare le minacce, il testo sollecita l'Ue a sensibilizzare l'opinione pubblica, creare un regime di sanzioni contro la disinformazione, vietare il finanziamento estero dei partiti europei.
Alla fine la Lega sceglie l'astensione e con Marco Dreosto non nasconde la propria amarezza. «La priorità doveva essere il contrasto ai nemici della democrazia, non la strumentalizzazione della sinistra. Bisogna rimanere uniti per creare delle difese comuni contro le interferenze e la propaganda che arriva da Mosca e Pechino». Una linea alla fine molto simile a quella di Fdi la cui delegazione decide di votare a favore ma sottolinea di essere dispiaciuta perché «come spesso capita al Parlamento europeo, le sinistre hanno voluto utilizzare questa relazione per colpire avversari politici (come la Lega) e imporre una loro agenda ideologica che punta a censurare chiunque non si allinei al mainstream, arrivando persino a proporre di finanziare non meglio individuati fact-checkers». In serata dopo le polemiche per la contestazione subita dal sindaco di Przemys, torna a parlare anche Matteo Salvini.
In Polonia «ci torno e spero di essere in buona compagnia» dice a margine della lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano. «Lo farò senza telecamere, come è stato questa volta. Le tasse? Penso che aumentarle sia sbagliato. Io nei prossimi giorni sarò impegnato solo e soltanto a dare un contributo per salvare bimbi».
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