O rmai non sfidano solamente Matteo Salvini, ma anche l'impopolarità. Era praticamente difficilissimo replicare l'insuccesso, la fotografia-catastrofe con Luciano Benetton, almeno fino a quando le Sardine hanno deciso di partecipare ad Amici, la trasmissione di Maria De Filippi che non ha potuto che invitarli, «defilippizzarli», in pratica elevarli, ma per ridurli a fenomeno pop, novità del tempo, come lo erano stati in passato Roberto Saviano, Matteo Renzi, pure loro ospiti. «Sono molta contenta che le Sardine abbiano accettato il mio invito» ha dichiarato la De Filippi che fino alla fine non ha anticipato nulla del loro intervento («Non posso»), ma concesso solo un generico «parleranno di valori umani». Nessuno ha negato che la loro partecipazione, alla prima puntata dello show in onda su Canale 5, giunto alla diciannovesima edizione, sia stata una grandissima intuizione proprio della De Filippi, ma di sicuro non la migliore scelta che potesse compiere Mattia Santori, leader già in affanno, perfino interrotto (è accaduto a Napoli), in crisi d'identità, ancora vuoto di idee a parte l'idea che non serve averne. Allora perché farlo? Per dimostrare che non siamo snob. Le Sardine prima ancora di entrare in studio, con un testo di prosa alticcia, hanno motivato la loro decisione dicendo che «la dimensione «politica» delle Sardine non può e non deve essere snob, evitando il rischio, questo sì reale, di chiudersi in una comfort zone». Si è fatto appello alla bellezza della contaminazione («Siamo da sempre a favore delle contaminazioni, specie quelle culturali, artistiche e creative») e chiesta «cautela»: «Abbiamo iniziato a inoculare vaccini di democrazia. Andiamo da Maria De Filippi con lo stesso principio». Ci sono andati e sono entrati, ma spaccandosi sia sulla loro chat interna, insomma anche tra le sardine più sardine delle altre, vale a dire i responsabili regionali, sia all'interno di quella che si chiama «base» e che ha riempito di commenti il gruppo ufficiale 6000 sardine. E infatti, per Mina Gatti «piuttosto un flash mob fuori dagli studi. Ma in studio no. Non è snobismo ma opportunità», mentre per Giulia Zoboli «le budella mi si contorcono», che è un po' quello che pensa Maria Vicinelli: «Se fate una cazzata del genere vuol dire che qualcosa è andato storto e la morte civile ci aspetta». Sono proliferati certo gli insulti, ma più numerose erano le sardine frustate, alcune anche allegre nel naufragio come Mattia Guarnerio: «Mi dispiace ragazzi, per voi il Grande Fratello finisce qui» o come Clo Apples: «Tanto vale andare dalla D'Urso che fa più ascolti», per arrivare al più curioso, Gabriele Palomba, che si è chiesto: «Mattia Santori indosserà la giacca di pelle?»
Santori, e non era ancora entrato nello studio tv di Amici insieme con Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli, in un video precedente, ha ammesso le difficoltà: «Abbiamo un problema di rappresentanza. Non c'è un organo eletto». Ma anche lui ha chiesto «pieni poteri» e liquidato così la questione: «Fidatevi di noi».
Non hanno avuto ripensamenti dell'ultima ora, ma rivendicato la scelta, (non si può parlare più di ingenuità) prima lanciando l'hashtag #lapiazzagiusta (mancava meno di un'ora) poi con una foto che si fa nei post birra e che va bene a diciotto anni, ma che dopo i trenta, per usare un termine generazionale, è un po' da bimbiminkia. Anche sotto questa foto, altri commenti di delusione. Il loro popolo era d'accordo che stavano per fare la cosa sbagliata.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.