Ritardi su ritardi: il governo non ha ancora imparato dagli errori accumulati in passato e continua a perseguire la strada della lentezza. La non decisione è sempre alla base dell'azione dei giallorossi, che non riescono nemmeno a stare al passo del Dpcm appena partorito. Le Regioni sono state divise in tre fasce di rischio in base al quadro epidemiologico legato alla pericolosità della diffusione del Coronavirus. Già da questa mattina si era capita l'aria che tirava: poco prima di pranzo dal Ministero della Salute hanno fatto sapere che oggi non verranno diffusi i dati del monitoraggio settimanale: "Oggi non si terrà la conferenza stampa prevista per le 16". Salta dunque il classico aggiornamento del venerdì. Un'ulteriore complicazione che si aggiunge alla serie di difficoltà riscontrate in queste ore.
L'accusa che arriva dai governatori è chiara: "I dati sono vecchi". Effettivamente l'ultimo report rendeva noti i numeri della settimana compresa tra il 19 e il 25 ottobre. Ecco perché Lombardia e Calabria non ci stanno. I rispettivi governatori chiedono trasparenza e rispetto della vera situazione: ritengono che agendo in tal modo siano stati trascurati i potenziali effetti positivi delle misure restrittive adottate un paio di settimane fa. Non tutti sono d'accordo sul semi-lockdown previsto per quei territori che presentano (o presentavano?) un rischio elevato. Le domande che in molti si pongono non hanno ancora trovato una risposta. Perché è stato intrapreso questo pugno duro senza tenere in considerazione le cifre recenti? Perché il tutto è stato basato sui dati della scorsa settimana?
Il pasticcio del governo
"Da 24 settimane i 21 parametri di riferimento vengono utilizzati senza che una sola Regione abbia mai eccepito sul modello o sugli esiti delle elaborazioni conseguenti, né mai una voce in dissenso si è sollevata dal Parlamento del nostro Paese", prova a giustificarsi il ministro Roberto Speranza. Ma intanto oggi salta l'appuntamento settimanale. I numeri erano troppo parziali per chiarire la situazione del rischio di contagio delle singole aree e perciò - sulla base del report dell'Istituo superiori di sanità - oggi sarebbero potute arrivare nuove ordinanze per altre Regioni in zona almeno arancione. Tutto però è slittato.
Una fonte vicina al dossier prova a minimizzare: "Sono un po’ in ritardo con i dati, ma oggi arrivano, li processano e domani ci diranno". Tuttavia un uomo di governo, riporta l'Huffington Post, non si nasconde e spiega che oltre ai problemi tecnici vi è una ragione di opportunità politica. Oggi sono entrate in vigore le zone rosse in Lombardia, Piemonte e Calabria, e quelle arancioni per Sicilia e Puglia, collocate in queste fasce di rischio secondo i dati del monitoraggio della cabina di regia di venerdì scorso. "Sarebbe stato imbarazzante dover eventualmente correggere il tiro ad appena ventiquattr’ore di distanza", ha spiegato.
Anche un'altra fonte dell'esecutivo non risparmia critiche alla gestione della situazione: a far preoccupare non è tanto ciò che avverrà dal prossimo monitoraggio, ma "la confusione che c’è stata, in tempi e modi, nell’arrivare a definire le prime divisioni di zone, con una comunicazione che di certo non ci ha aiutato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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