Scandalo Equalize. L'indagine conferma:

La Russa non chiamò. Le risposte ai pm dell'hacker compatibili con la ricostruzione del presidente

Scandalo Equalize. L'indagine conferma:
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E se tutto fosse accaduto un mese dopo? Nel giallo che ruota intorno ai presunti contatti tra gli spioni di Equalize, il presidente del Senato Ignazio La Russa (foto) e un alto dirigente dei servizi segreti emerge un verbale che porterebbe a riscrivere la storia, smussandone l'impatto politico. E rendendo quanto stanno scoprendo i pm milanesi compatibile con la versione fornita finora dal presidente del Senato.

Tutto, come è noto, ruota intorno alle accuse di violenza sessuale mosse da una ragazza al figlio minore di La Russa, Leonardo. Dai verbali di Sam Calamucci, il più brillante e operativo tra gli hacker di Equalize, e del suo capo Carmine Gallo si è appreso di due telefonate ricevute durante una riunione dal padrone di Equalize, Enrico Pazzali, che lo allertavano sul presunto stupro e gli chiedevano di accertare se era in corso una inchiesta a carico di Leonardo La Russa. Durante la prima chiamata - dicono Calamucci e Gallo nelle loro confessioni - Pazzali faceva il nome di «Ignazio». Nella seconda, dall'altra parte del filo c'era un capo dei nostri 007.

Ma quando avvengono quelle chiamate? Finora si era dato per scontato che avvenissero il 19 maggio 2023, lo stesso giorno in cui la ragazza si era presentata alla clinica Mangiagalli raccontando di essere stata violentata da La Russa junior la notte precedente, mentre era in stato di semincoscienza. Alle 17,53 dello stesso giorno, gli hacker di Pazzali effettuano accessi abusivi sulla famiglia La Russa. Ma come potevano La Russa e i servizi segreti essere al corrente di una denuncia che la giovane non aveva ancora presentato, e che finirà sui giornali solo il 7 luglio? Quali «talpe» potevano avere trasmesso in diretta ai vertici dello Stato il racconto ai medici della presunta vittima?

Domande inquietanti. Ma ora emerge un dettaglio che potrebbe cambiare lo scenario. Durante uno dei suoi primi interrogatori, Calamucci riferisce al pm Francesco De Tommasi della riunione in cui Pazzali venne interrotto dalle due telefonate sul caso La Russa. Il magistrato chiede all'hacker: che giorno era? C'era già stata la discovery, la notizia era già pubblica? E Calamucci risponde: sì, siamo nel periodo della discovery.

In quei giorni, dunque, il presidente del Senato sapeva già della denuncia: era stato informato, racconta lui l'altro ieri, «quaranta giorni dopo» i fatti, quindi alla fine di giugno, «dai giornali». Più esattamente, non «dai giornali» ma da uno o più giornalisti, che gli chiedono conto delle voci raccolte sul presunto stupro, che la ragazza ha deciso di denunciare. A quel punto la notizia circola, insomma. E non c'è da stupirsi se oltre che a La Russa arriva anche ai vertici dei «servizi». Il presidente del Senato continua a negare di avere mai parlato con Pazzali della vicenda che riguardava suo figlio, né prima né dopo che diventasse pubblica. Ma anche su questo punto i verbali dei due «pentiti» sono vaghi, non dicono con certezza che Pazzali parlava con «Ignazio», potrebbe essere un nome fatto da un altro interlocutore che gli raccontava la vicenda. Allo stesso modo in cui ne parla a Pazzali poco dopo un dirigente dei servizi segreti.

Certo, resta da chiedersi come mai - se le chiamate sono tra la fine di giugno e l'inizio di luglio - già il 19 maggio sui computer di Equalize si facessero ricerche sul conto di La Russa: ma non si può escludere che le ricerche riguardassero tutt'altro, nella furia dossieristica che aveva colto Enrico Pazzali, scatenato nei confronti di amici e nemici.

E ci sarebbe da chiedere anche il perchè della telefonata che, alla presenza di Gallo e Calamucci, arriva lo stesso giorno a Pazzali dallo 007 suo amico. Ma se la discovery era imminente, se la notizia ormai circolava, tutto diventa meno misterioso.

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