Luigi Di Maio ha trovato la narrativa della sua campagna elettorale, ormai tutta improntata sulle «ombre russe» e sui presunti pericoli che correrebbe l'Italia se vincesse il centrodestra, accusato dal ministro degli Esteri di intessere rapporti opachi con il Cremlino e con alcuni leader euroscettici come Viktor Orban. Ma il martellamento del leader di Impegno civico presta il fianco a chi gli imputa di «usare» la Farnesina come una tribuna elettorale privilegiata per cercare di raggranellare consensi.
La campagna di Di Maio sulla politica estera ha avuto un'accelerazione proprio negli ultimi giorni. Prima il viaggio a Kiev, l'incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a circa un mese dal voto nazionale, poi gli attacchi al centrodestra e alla presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Il ministro, tassello importante di un governo di unità nazionale, punta tutto sui temi internazionali per la lotta nel fango di una campagna elettorale dura. Una competizione oggettivamente difficile per la neonata forza politica di Di Maio, che arranca nei sondaggi. La giornata comincia con un'intervista a Repubblica. E l'ex grillino collega subito la sfida del 25 settembre alla guerra in Ucraina. «I tentativi di interferenza russa sono evidenti - spiega il ministro - abbiamo l'ex presidente Medvedev che dà indicazioni di voto, Razov che si complimentava con il partito di Conte sull'Ucraina e Salvini pagato in rubli per andare a Mosca». Di Maio rilancia sulla commissione parlamentare d'inchiesta sulle «ingerenze» russe e infila due slogan contro Meloni e Matteo Salvini. La prima porterebbe l'Italia «in braccio a Orban». Il secondo «ha un patto con Russia unita e ci porterà in braccio a Putin». Il capo di Ic fa balenare cigni neri: «Lo sganciamento dalle alleanze storiche» e «l'isolamento e la perdita di libertà, non solo a livello economico».
Praticamente un'apocalisse. Anche se Di Maio sfugge alle responsabilità sulle falle del ministero e dei servizi che hanno permesso a Maria Adela Kuhfeldt Rivera, la presunta spia russa infiltrata per dieci anni nella base Nato di Napoli, di portare avanti la sua «missione sotto copertura» su ordine di Vladimir Putin di cui dà conto un'inchiesta di Repubblica, Der Spiegel, The Insider e Bellingcat. Il titolare della Farnesina ammette però di aver commesso una leggerezza nel 2020, quando la Russia inviò una delegazione militare nella Lombardia martoriata dalla prima ondata di Coronavirus. «Abbiamo capito quanto quella missione fosse strumentale quando il governo russo, dopo la nostra condanna dell'invasione dell'Ucraina, ha rinfacciato all'Italia l'ingratitudine per gli aiuti sul Covid», risponde Di Maio.
Di Maio duella con Salvini e Meloni. Il leader della Lega replica a muso duro: «Io rispondo solo ai cittadini italiani e difendo solo l'interesse nazionale. E tu? Hai forse paura del loro giudizio? Dai, male che vada trovi un navigator che ti dà una mano. Viva la libertà». Il capo di Impegno civico venerdì ha prefigurato «una guerra economica» nel caso il centrodestra andasse al governo. La leader di Fdi gli ha risposto a stretto giro: «Credo che un ministro pagato dai cittadini per screditare e rendere debole la propria Nazione soprattutto in una fase delicata come questa, sia semplicemente indegno». Ieri un'altra puntata. Di Maio in un video attacca: «Cara Giorgia, mi insulti perché dico la verità. Con le tue amicizie l'Italia sarà isolata». E ancora rivolto a Meloni: «I tuoi alleati sono contro le sanzioni alla Russia, fanno gli interessi di Putin».
Ma c'è anche un altro ministro del governo di unità nazionale che accende la campagna elettorale sui temi di cui si occupa il suo dicastero. Roberto Speranza, ministro della Salute, candidato nelle liste del Pd, in un'intervista radiofonica a Rtl 102.
5 si rivolge così a Salvini e Meloni: «Basta ambiguità sui vaccini, lo dico a Salvini e Meloni, si dicano parole chiare, non possiamo permetterci errori su una materia così delicata». Speranza, poi, accusa settori di Lega e Fratelli d'Italia di «fare l'occhiolino ai No Vax». E c'è ancora quasi un altro mese di campagna elettorale.
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