Continuano i mal di pancia all’interno del Pd sul presunto doppiopesismo del segretario Dem Nicola Zingaretti nei confronti dei due governatori di Umbria e Calabria travolti dai guai giudiziari.
“Questa differenza di posizioni non è assolutamente vera”, ha risposto il segretario del Pd a chi gli contesta di aver preteso immediatamente le dimissioni della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, indagata per abuso d'ufficio, violazione di segreto e falso, e di aver invece lasciato al suo posto Mario Oliverio, il governatore calabrese travolto da un’inchiesta sulla gestione di alcuni appalti pubblici nella regione.
“C'è una sfera giudiziaria che rispettiamo e c'è una responsabilità della politica sui territori”, si è difeso Zingaretti. “No al giustizialismo di partito”, dice il segretario Dem. Ma nel partito, il suo, aumentano i malumori e c’è chi, come la deputata umbra Alessia Morani, parla di un “giustizialismo di corrente” che avrebbe fatto cadere la testa della governatrice renziana e non quella del governatore vicino a Zingaretti.
Così, per non fare torto a nessuno, e soprattutto per non vedersi strappare la regione da Lega e M5S, visti i sondaggi che danno il Pd in calo, secondo alcune indiscrezioni pubblicate da Italia Oggi, ora i Dem potrebbero chiedere alla Marini di tornare sui suoi passi. La seduta del consiglio regionale che doveva ratificare le dimissioni, infatti, è stata rinviata con un documento, sottoscritto da Pd e Articolo 1, in cui si chiede alla governatrice dimissionaria di restare al suo posto fino alla scadenza naturale del mandato. Una mossa che, secondo i bene informati, servirebbe a guadagnare tempo. Dalla prossima riunione del consiglio, infatti, il 18 maggio, la Marini avrà quindici giorni di tempo per prendere una decisione.
Ma a quel punto, con in mano i risultati delle europee, i vertici del partito potranno decidere opportunamente se andare al voto anticipato o mantenere in sella la governatrice inquisita per evitare di perdere la regione. Nel frattempo, il capogruppo regionale del Pd, Gianfranco Chiacchieroni e l’ex segretario della Provincia di Perugia, Alfonso Gentili, già si schierano in difesa della governatrice, rivendicando i successi della sua azione di governo e tirando in ballo la presunzione di innocenza.
Le opposizioni, però, dai grillini a Forza Italia, sparano a zero sulla vicenda e chiedono di andare alle urne.L’ultima parola ora spetta proprio alla governatrice renziana, considerata dagli inquirenti tra gli “istigatori” del sistema di concorsi e assunzioni pilotate nella sanità regionale.
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