Una raffica di avvisi di garanzia, notificati questa mattina dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri, hanno scoperchiato il vaso di Pandora. E venti persone, molte delle quali sono esponenti di primo piano della politica regionale, sono indagate nell'ambito di un'inchiesta della procura di Catanzaro sulla gestione di appalti pubblici in Calabria. Gli inquirenti li ritengono a capo di una cupola formata da politici, tecnici e imprenditori. E tra questi c'è anche il presidente della Regione, Mario Oliverio (Pd).
L'accusa è associazione a delinquere. Al centro delle indagini, secondo quanto apprende l'agenzia Agi, sarebbero finiti certi investimenti pubblici erogati alla città di Cosenza. In particolar modo sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sarebbero finiti quelli legati alla costruzione del nuovo ospedale, della metropolitana di superficie Cosenza-Rende e del museo di Alarico. Tra gli indagati, oltre al governatore piddì Oliverio, ci sarebbero Nicola Adamo, ex consigliere regionale e vice presidente della Giunta (anche lui del Partito democratico), Luca Morrone, figlio del consigliere regionale Giuseppe Ennio Morrone e il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (Forza Italia). Inizialmente contrario al progetto metro, Occhiuto avrebbe barattato il proprio assenso con la promessa di finanziamenti per il museo di Alarico.
Gli imputati si sono subito dichiarati estranei ai fatti. Oliverio ha spiegato che alcune ipotesi di reato, come la gara di appalto per la metropolitana di Cosenza, risale al 2014, cioè precedentemente al suo insediamento alla guida della Regione, e che per altre, come la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza, è stato prodotto soltanto lo studio di fattibilità. "Sono quanto mai certo che, anche in questa occasione - ha commentato - nessun giudice condividerà una simile impostazione accusatoria, che intravede sospetti di reato in normali condotte di natura politica, nel senso aristotelico del termine". Anche Occhiuto, dopo aver "chiesto di essere sentito al più presto", ha provato a smontare le accuse che gli sono state mosse spiegando che "i finanziamenti e la copertura amministrativa per la realizzazione del museo di Alarico erano già stati concessi ben prima che Oliverio divenisse presidente della giunta regionale, e che la gara di appalto dei predetti lavori non può affatto essere definita illegittima, avendo anzi già superato il controllo del competente giudice amministrativo". Non solo.
Il primo cittadino ha anche fatto notare che "la pretesa utilità indebita, costituente contropartita del presunto patto illecito, consisterebbe nella promessa di un finanziamento per l'esecuzione di un'opera pubblica a vantaggio della città di Cosenza, e non già per miei interessi personali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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