L'occasione è servita. Il centrodestra - che sotto la Mole non ha mai vinto - questa volta sente davvero di potersi giocare la partita e cogliere una grande vittoria. L'operazione Torino parte da una candidatura forte, quella di un imprenditore credibile e stimato come Paolo Damilano, dalla coesione della coalizione e dal desiderio della città di sperimentare qualcosa di nuovo. I sondaggi non solo danno Damilano in vantaggio su Stefano Lo Russo, l'uomo scelto dalle primarie del Pd, ma indicano anche che il titolare delle Cantine Damilano del Barolo ha un maggiore potenziale di crescita personale.
Naturalmente la variabile sono gli elettori che votarono Chiara Appendino. Per questo ora che si entra nei cento giorni fondamentali la missione sarà proprio quella di convincerli e fare in modo che l'ago della bilancia si sposti nella direzione giusta.
«Noi lavoriamo per vincere a Torino, deve essere una grande città europea. Damilano è il miglior candidato possibile, può allargare i confini dell'elettorato di centrodestra» dice Antonio Tajani, a Torino per un'iniziativa a sostegno del candidato. «Noi come forza liberale, cristiana, moderata e riformista rappresentiamo un elemento di garanzia a livello europeo e internazionale, cosa di cui avrà bisogno questa amministrazione se vuole aprire i confini. Guardiamo anche all'elettorato del M5s deluso da una classe dirigente che non ha lavorato bene. Torino rappresenta una grande risorsa, merita molto più di quello che ha avuto negli ultimi anni».
Il governatore piemontese Alberto Cirio, invece, legge in questa sfida il «secondo tempo di una partita che abbiamo vinto due anni fa in Piemonte». Torino «per la prima volta ha l'occasione di cambiare davvero, di voltare pagina nelle persone, nelle energie e nelle idee. I nostri avversari quello che avevano da dire lo hanno già detto. Abbiamo una persona di valore e la possibilità di completare un percorso di squadra che è quello che ci ha fatto vincere e che può far vincere questa città», ha concluso Cirio. Gli fa eco l'ex presidente della Regione, Roberto Cota, oggi responsabile giustizia di Forza Italia in Piemonte. «Damilano è la persona più giusta, può portare la sua esperienza pratica nella politica. Oggi più che mai la politica ha bisogno dell'aiuto della società civile per interpretare i bisogni più urgenti della società nel suo complesso». Il viceministro allo Sviluppo economico (ed ex coordinatore regionale Piemonte di Forza Italia), Gilberto Pichetto, vede nella nuova politica industriale del governo l'occasione per «rilanciare un sistema economico incagliato ormai da anni: Torino deve tornare ad essere la grande protagonista».
Paolo Damilano non nasconde la consapevolezza delle aspettative che ricadono su di lui. «Mi è capitato di salire su un taxi per andare all'aeroporto - racconta -. Per metà tragitto siamo stati in silenzio, poi il tassista mi ha detto: Se non vincete questa volta ho già detto a mia moglie che dobbiamo andarcene via dalla città. Il mood della città è cambiato, ci stanno dicendo: stavolta ce la fate. Stavolta ci dovete provare. Provare a fare cosa? Il Pnrr è un debito che ci concedono i nostri figli.
Bisogna riuscire a utilizzare quei fondi per fare in modo che ci sia una ricaduta economica sul nostro territorio. La palla ora passa a cittadini, politici, imprenditori che devono sfruttarla come la grande occasione della nostra generazione».
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