Lo schiaffo di Tridico: "L'Inps sta riempiendo di soldi gli italiani"

Il presidente scorda il caos sul sito e chi non ha ancora ricevuto nulla. Ira del centrodestra

Lo schiaffo di Tridico: "L'Inps sta riempiendo di soldi gli italiani"

«Stiamo riempiendo di soldi gli italiani». Leggendo il titolo dell'intervista rilasciata dal presidente dell'Inps Pasquale Tridico al giornale online Tpi, in molti saranno saltati dalla sedia. Soprattutto gli italiani che, in queste settimane, frugando nelle loro tasche hanno trovato solo pochi spiccioli. A onor del vero, bisogna dire che il virgolettato inserito nella titolazione non è mai stato pronunciato letteralmente da Tridico nel corso del colloquio. Ma il senso delle parole dell'economista vicino al M5s è proprio quello. Lasciate alle spalle gaffe e polemiche, Tridico gonfia il petto: «Se a gennaio qualcuno mi avesse detto che oggi avremmo gestito 26 miliardi di euro (oltre ai 10 del decreto Cura Italia), riuscendo a coprire 18 milioni di persone (e 11 milioni di persone nel decreto Cura Italia), io lo avrei scambiato per un matto. Invece è esattamente quello che stiamo facendo». E i ritardi per il pagamento della cassa integrazione in deroga sono colpa degli altri, i soldi non sono arrivati «per via del meccanismo previsto dalla legge, non per nostri ritardi». Il resto è stato tutto perfetto. Tanto che, spiega Tridico «in Inghilterra si è aperto un dibattito sulla cassa integrazione italiana. E non per criticarla: perché la vogliono adottare».

Il presidente traccia un ritratto dell'Inps come modello nel mondo. Infatti lui non copierebbe nulla dall'estero. Forse «qualcosa dai paesi Scandinavi, qualche intervento in Germania». Nelle pieghe dell'intervista trovano spazio anche gli annunci. Tipo questo: «Nel decreto rilancio ci sarà l'anticipo della cassa integrazione del 40% dato su domanda, entro 15 giorni». Dal centrodestra il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri è tranchant: «Tridico da ricovero». Mariastella Gelmini, capogruppo azzurra a Montecitorio, lo definisce «un marziano» e bolla le sue parole come «una presa in giro». La capogruppo di Fi al Senato Anna Maria Bernini lo invita a «evitare i trionfalismi». Il senatore leghista William De Vecchis parla di «numeri a caso».

Le dichiarazioni di Tridico appaiono surreali alla luce di ciò che abbiamo visto durante l'emergenza Coronavirus. A partire dai ritardi nel pagamento della cassa integrazione. Complice la trafila delle domande tra Stato e Regioni, ancora tre milioni di lavoratori dipendenti del settore privato non hanno ricevuto un euro. Per quanto riguarda gli autonomi, i lavoratori che non hanno avuto i 600 euro del bonus sono circa 1 milione. Il totale fa quattro milioni di persone rimaste senza gli aiuti promessi.

E come non menzionare il pasticcio sulle modalità di presentazione delle domande per le partite Iva e i liberi professionisti. Con tutto il caos creato dalle notizie di un ipotetico click day sul portale dell'istituto. L'ipotesi era di assegnare il contributo secondo l'ordine cronologico di invio delle richieste. E non è bastata la smentita di Tridico per impedire ai lavoratori di scatenare un assalto al sito durante la prima giornata. Risultato? Sistemi informatici dell'Inps in tilt, tanta confusione e i dati personali di molti utenti diffusi per errore. Tridico frettolosamente aveva cercato di rimediare parlando di un fantomatico «attacco hacker». Circostanza smentita dal Garante per la Privacy, che ha subito aperto un fascicolo sulla divulgazione dei dati, precisando che i problemi di inizio aprile sono stati causati da malfunzionamenti ed errori di configurazione dei sistemi. Il 16 maggio, inoltre, l'Autorità ha dato all'Inps quindici giorni di tempo per comunicare ai diretti interessati le violazioni dei loro dati personali.

Un'altra dichiarazione incauta di Tridico è datata 24 marzo, quando l'economista ha lasciato

intendere in televisione, a Dimartedì su La7, che ci sarebbero stati i soldi per pagare le pensioni soltanto fino a maggio. Anche in quel caso il solito copione: prima le polemiche, poi la rettifica. Come da modello Inps.

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