Schlein grida all'oltraggio. E Benigni fa il comizio in tv

L'opposizione insorge contro la premier. E su Raiuno il comico elogia l'Unione europea con toni epici

Schlein grida all'oltraggio. E Benigni fa il comizio in tv

Un'ode generosissima all'Europa e una invettiva fortissima contro il nazionalismo, il male di tutti i mali e causa di tutti gli odi del mondo. Altro che sogno e poesia, Roberto Benigni riappare in tv su Raiuno con un discorso che più politico non si può. Per due ore e mezza nel suo show Il sogno difende con un diluvio di parole l'Europa, racconta come è nata e mette in guardia dai pericoli che la possono distruggere. E ricorda anche quel Manifesto di Ventotene che proprio ieri ha infiammato il Parlamento, dopo le parole della premier Giorgia Meloni che ne ha citato alcuni passaggi prendendone le distanze. Duro l'intervento in merito della segretaria del Pd Elly Schlein: «Oggi lei ha deciso di oltraggiare la memoria europea ma noi non accetteremo tentativi di riscrivere la storia. Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto in tutta Europa come base su cui è fondata l'Unione. Scritto da giovani antifascisti mandati al confino dai fascisti che non risposero all'odio con altro odio». E, dopo avere infiammato l'Aula, le parole di Giorgia Meloni hanno ricevuto una «risposta» anche in diretta tv, in serata, proprio nello show di Benigni.

L'attore non cita nessuno in particolare, non accenna a Matteo Salvini o alla premier (un riferimento, all'inizio, scherzoso, al suo intervento a Sanremo: «Avevo detto che c'era una storia d'amore tra Giorgia Meloni e Elon Musk. Ma mi ha chiamato Meloni per smentire: non è vero, tra me e Musk non c'è niente, lo giuro sulla mia Tesla»...) né a Viktor Orban. Però le sue parole, arrivate con un tempismo perfetto in diretta sulla tv di Stato, sono forti e chiare: «L'Unione europea è la cosa più bella del mondo, è l'unica utopia ragionevole. È la più grande costruzione istituzionale, sociale, politica ed economica mai realizzata sulla Terra negli ultimi cinquemila anni, una rivoluzione che ha portato il Novecento a essere il secolo con meno guerre nella storia in un continente dove gli Stati si sono massacrati per secoli».

Un'idea ben diversa da quella della maggioranza di governo. E raccontata sul primo canale della tv pubblica che quella maggioranza governa perché «vivo in un paese libero», ricorda il premio Oscar. Ma questa Europa - ricorda l'attore - è messa in pericolo dai nazionalismi e dai nazionalisti, che - sottolinea con forza - non è da confondere con il patriottismo («Io sono un grande patriota, amo l'Italia come mia mamma»), perché i nazionalisti «si sentono superiori, odiano il mondo, vivono nelle paura e vogliono diffondere la paura». «Attenti perché il cammino non è concluso - insiste - nella storia dell'Europa la cosa rarissima è la pace: basta che spuntino problemi perché risorga il nazionalismo, che nella storia ha provocato milioni di morti, è il carburante di tutte le guerre», «è una fede integralista, un'ossessione per la nazione al di sopra di tutto, anche di Dio, è una malattia, il nazionalismo odia invece il mondo, il suo motore è la paura e vuole che abbiamo paura tutti noi». E quanto questo accade «la pace è in pericolo».

Insomma, parole che non piaceranno a molta parte del nostro governo. Soprattutto quando il racconto di Benigni arriva al ricordo di Ventotene, il Manifesto fondante dell'Unione europea che ieri ha innescato il violento dibattito alla Camera tra Giorgia Meloni e le opposizioni. «Mentre tutto intorno c'erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, nella piccola isola di Ventotene - ha ricordato l'attore - tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un'idea, di cambiare tutto, girare pagina: l'idea dell'unità europea. Sono eroi della nostra storia, i pionieri».

E dopo un lungo excursus sugli Stati Uniti d'America, Benigni riprende il concetto fondamentale della carta di Ventotene: «Superare i nazionalismi che avevano distrutto il Continente per costruire una Europa unita, libera e democratica». Ma come si fa a diffondere il messaggio? «Ci pensarono Ada Rossi e Ursula Hirschmann, che lo portarono fuori dall'isola trascritto sulle cartine di sigarette e messe dentro un pollo arrosto. Altro che web, social, Musk... il messaggio circolò nel mondo grazie a un pollo».

Riflette l'attore: «Gli americani hanno inventato la tecnica, il modo di unire i popoli, è una bella storia. Con la federazione si uniscono i popoli senza violenze. È la più grande innovazione politica della storia». E riannoda il filo, riparte da Ventotene. «Torniamo a Spinelli, Rossi e Colorni. Intanto in Europa è scoppiata la guerra, ma leggendo e discutendo fanno un'altra scoperta, che quella cura miracolosa degli Stati Uniti, si può applicare anche agli stati europei: possono federarsi perché dopo la Seconda guerra mondiale non ce ne sia una terza. Cominciano a scrivere il Manifesto di Ventotene, c'è dentro l'idea di un'Europa federale. Prima era solo un sogno, invece nelle parole di Spinelli e Rossi questa idea diventa un progetto politico, un programma che si può realizzare: l'idea centrale è attualissima, basata sulla giustizia sociale, dove nessuno restasse indietro».

«Il manifesto» riflette ancora Benigni «contiene anche alcune idee superate, specie nel linguaggio, ma non per questo viene meno la sua visionarietà, la grandezza di vedute. Come dire che la Bibbia non vale niente, perché c'è scritto che bisogna lapidare chi lavora il sabato. Il punto centrale è sempre quello: superare i nazionalismi che avevano distrutto il continente».

Nell'elogio dell'europeismo - il comico si è autodefinito un «europeista

estremista» - non mancano anche la celebrazione dell'euro, del Mercato unico (ricordando Massimo Troisi e il fiorino che si pagava alle dogane fra le regioni italiane nel film Non ci resta che piangere) e del programma Erasmus...

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