La Schlein spaventa il Pd: parte la fuga verso i renziani

La deputata punta alla segreteria, l'ipotesi di un ticket con Nardella. Ma in Toscana è esodo verso il Terzo Polo

La Schlein spaventa il Pd: parte la fuga verso i renziani

«Alle elezioni si partecipa per vincere, non per arrivare terzi». Tocca a un comunista di vecchia scuola come Ugo Sposetti richiamare il confuso Pd all'Abc della politica. Che ormai, però, pare sfuggire al principale partito di opposizione.

Sposetti spiega la ragione elementare per cui i dem, se avessero voglia di provare a sconfiggere il centrodestra in Lombardia, dovrebbero puntare su Letizia Moratti (e abbandonare al proprio destino il «campo profughi» dell'alleanza con M5s). Ma il suo ragionamento vale anche per il prossimo congresso che dovrebbe stabilire (a marzo, ma forse si deciderà un' anticipazione a gennaio) il nuovo capo del Nazareno, e quindi dell'opposizione.

Ieri, tra mille perifrasi, metafore e formule new age, è scesa in campo la «outsider» su cui puntano, come dice una dirigente dem, «i dinosauri del Pd», ossia il pacchetto di mischia dei capicorrente, Dario Franceschini in testa e con lui Enrico Letta, Nicola Zingaretti etc. Lei ovviamente nega di essere sponsorizzata dai «dinosauri», «ho sempre rifiutato la cooptazione» assicura (tranne quando prima Bonaccini in Emilia Romagna e poi Enrico Letta alle politiche la hanno candidata). E spiega: «In questo paese si fa ancora fatica a pensare che una donna possa farsi strada senza che ci sia un uomo che la spinge da dietro». Possibile, certo. E comprensibile che, se vuole sfondare nella sbalestrata base Pd come novella «rottamatrice», ma molto leftist, Elly non voglia presentarsi come candidata di Franceschini&Letta. In ogni caso Schlein c'è, e vuol partecipare al «processo costituente e ricostituente» del Pd (cui per il momento non è iscritta), vuole avviare «una riflessione larga profonda e aperta», verso una «traiettoria collettiva» che porti a «riconnettersi con i bisogni delle persone» puntando a «affollare il percorso per essere parte del cambiamento» con l'invito a «tenerci stretti e tenerci strette». Nel Pd più d'uno della vecchia guardia, che ascolta la sua scintillante diretta Instagram (il modello cui cerca di puntare, si intuisce, è la americana Ocasio Cortez), parla di «supercazzola» e evoca l'immortale Conte Mascetti di Amici Miei. Ma altri non nascondono l'entusiasmo, a cominciare dalla celebre Sardina bolognese Mattia Santori: Elly Schlein? «É un toccasana per l'intero processo di rigenerazione».

Per dare un po' di spessore alla candidatura Schlein, che dovrà probabilmente confrontarsi con un antagonista strutturato come il governatore emiliano Stefano Bonaccini, alcuni dei suoi sponsor (a parte la Sardina) pensano di affiancargli - magari come presidente Pd - il sindaco di Firenze Dario Nardella. Politico scafato, amministratore popolare, solide credenziali riformiste che Elly non ha. Ma Nardella, nella sua Toscana, è messo sotto assedio dall'ex amico Matteo Renzi (che punta, comprensibilmente, a un Pd spostato sulla sinistra sardinian-schleiana «che finirebbe al 5%», per incassarne i voti): nel giro di pochi giorni, sono passati dal Pd al Terzo Polo - cotè Italia viva - la vice-presidente dell'Assemblea comunale di Firenze Barbara Falleca e, ieri, il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini: «Ho contribuito a fondare il Pd ma ora Iv mi pare l'unica casa possibile per i riformisti».

Intanto, comunque, la candidatura Schlein getta lo scompiglio nell'ala sinistra del Pd. Che la vede come il fumo negli occhi, ma dovrà alla fine accodarsi, nella speranza che Elly consenta la riconciliazione con l'amato Giuseppe Conte.

Che ieri, intervenendo a Roma alla presentazione del libro del suo mentore dem Goffredo Bettini (dedicato alla lotta al capitalismo e al rimpianto, con lacrime, per la illuminata leadership progressista di Giuseppi e per la grandezza della Russia), si è lagnato della «bullizzazione» di cui si sente vittima da parte dem. «Il Pd ha rinnegato il mio governo», si lamenta Conte. Bettini lo rassicura che invece lo si ama ancora, Andrea Orlando invece lo strattona un po': «Con la crisi del governo Draghi hai regalato il governo a Giorgia Meloni».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica