Scontri da Parigi a Nantes. E il governo fa dietrofront sulla pensione a 64 anni

Appello del premier Philippe alle parti sociali Ma i duri del sindacato: via tutta la riforma

Scontri da Parigi a Nantes. E il governo fa dietrofront sulla pensione a 64 anni

Un ritiro provvisorio che vale la capitolazione della riforma. Per fermare la paralisi generata dai 38 giorni di scioperi - dai trasporti al personale ospedaliero fino alla plateale protesta degli avvocati - il premier francese Edouard Philippe lancia un amo alle parti sociali: via la cosiddetta âge pivot. La riforma delle pensioni resta però in cantiere. Come restano piene le piazze del malcontento un po' dappertutto in Francia. Scontri, anche ieri a Parigi e Nantes, in un clima di bagarre che vede mescolarsi leader sindacali a gilet gialli e black bloc, ingegneri e insegnanti.

La lettera alle parti sociali inviata ieri dal premier, incaricato di tradurre in fatti gli annunci dell'Eliseo, contiene brevi cenni per ripartire: dialogo, modifiche, stop and go. Ma il punto resta: la riforma cancella-disuguaglianze si deve fare. Una conferenza sul finanziamento sarà inaugurata a breve e lavorerà fino a metà aprile per cercare modifiche. Quali? Si vedrà. Unificando i 42 regimi speciali in uno, si favoriscono trasparenza e carriere discontinue. Macron ha stabilito il principio di 1 euro versato, 1 euro incassato; via i privilegi del secolo scorso che danneggiano i conti dello Stato, il resto è compito del governo che fino a ieri era andato al muro contro muro coi sindacati.

Nel tentativo di gestire politicamente la crisi permanente, Macron cede. Philippe annuncia marcia indietro. D'altronde le trattative si erano riaperte senza successo martedì, con l'Eliseo che provava a spiegare tra tecnicismi e sfumature di categoria che ognuna delle sigle avrebbe ottenuto qualcosa; un freno motore per arrivare al via libera.

Dietrofront, dunque? Tenuta o resa? A giudicare dai cassonetti dati alle fiamme e dai tafferugli nei pressi della Bastiglia sedati dai lacrimogeni della polizia, pare difficile arrivare rapidamente a un compromesso. Ma l'esecutivo ottiene - nella sconfitta - un primo risultato: dividere sindacati tornati compatti.

I lavoratori della Cgt, la sigla massimalista, forzano i numeri: siamo 150mila persone a Parigi nella quinta prova di forza dal 5 dicembre (solo 21mila per la prefettura che ne stima 121mila in tutta la Francia). Annunciano sciopero a oltranza «finché non sarà cancellata del tutto la riforma» e parlano di mezzo milione di persone in 163 città. Governo disposto invece solo a ritirare l'età di equilibrio a 64 anni. «Per dimostrare la mia fiducia nei confronti delle parti sociali (...) - scrive Philippe - sono disposto a ritirare la misura di breve termine che avevo proposto, consistente nel convergere gradualmente, dal 2022, verso un'età di equilibrio di 64 anni nel 2027».

Soddisfatta la Cfdt di Laurent Bergé, che apre all'esecutivo con un «seguiremo le discussioni». «Non sufficiente», invece, per la Sncf, la società dei trasporti, né tanto meno per chi, da Place de la République, continua a invocare la sbianchettata sul totale del testo discusso in Parlamento dal 17 febbraio, vigilia di un voto locale che a marzo potrebbe vedere Marine Le Pen passare all'incasso della rabbia.

La lettera con cui Philippe preannuncia la «novità» ai sindacati arriva infatti al termine di una settimana cruciale. Per Le Pen, è stato tutto studiato a tavolino dall'Eliseo per «far digerire ai francesi la pillola di una riforma che precarizzerà milioni di pensionati». I manifestanti non protestano per l'âge pivot, ma contro la riforma tout-court: dalle modalità di calcolo dell'assegno a incroci tutti da chiarire categoria per categoria.

L'età di equilibrio è soltanto una linea rossa respinta nei sondaggi dal 61% dei francesi. E per l'istituto Odoxa il Paese è pronto a sostenere ancora le piazze anti-Macron nonostante i disagi e il contagio dei casseur. Si riparte giovedì.

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