Scoppia il caso #MeToo a "Report". Ranucci: bufale. Ma in Rai è bufera

Tra le accuse al conduttore pure servizi confezionati ad arte Fuortes: non sapevo. Ma una denuncia dimostra il contrario

Scoppia il caso #MeToo a "Report". Ranucci: bufale. Ma in Rai è bufera

C'è una lettera anonima che sta togliendo il sonno a Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. Un elenco di accuse pesanti: servizi confezionati ad arte, mobbing tra le scrivanie, relazioni sessuali con colleghe. Un caso di #metoo e di scarsa deontologia nel sedicente tempio del giornalismo d'inchiesta? Sarebbe un paradosso. A far scoppiare la bomba in commissione di Vigilanza Rai è stato Davide Faraone di Italia viva. Tra l'imbarazzato e lo stupito l'ad Carlo Fuortes: «È la prima volta che sento una cosa del genere. Evidentemente alla responsabile dell'Audit non è arrivato nulla perché lei sa che mi deve avvertire quando ci sono cose importanti. Cercheremo di capire di cosa si parla. Io agli atti non ho nessun tipo di denuncia formale o informale», ha detto.

«Non si può dare credito a una lettera anonima, ma se ci sono delle denunce bisogna indagare comunque», ha fatto capire Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia e membro della commissione di Palazzo San Macuto: «Cosa ha fatto o farà Rai per chiarire se il conduttore di Report è vittima di una calunnia, o se ci sono donne vittime di prevaricazione?».

Già, perché nella missiva - che circolerebbe da mesi - si farebbe riferimento ad alcune colleghe che sarebbero state pesantemente dileggiate sul posto di lavoro. Il dossier sarebbe datato fine 2017 e poi sarebbe stato «allargato» ad altre vicende. Una prima versione sarebbe stata mandata via mail attraverso il servizio protonmail, che serve a proteggere l'identità del mittente. Le tre colleghe coinvolte, contattate dal Giornale, non commentano. Una serie di copie dattiloscritte a mano sarebbero state inviate per lettera sia ai vertici Rai sia al capo del personale. Circostanza confermata dalla denuncia ai carabinieri presentata da Sigfrido Ranucci il 5 agosto scorso, nella quale però si chiamerebbe in causa l'allora direttore di rete Franco Di Mare, che avrebbe convocato Ranucci per discuterne. Ma perché Fuortes non ne sapeva nulla? Perché è stata insabbiata? «A differenza di Report non amo né do credito a comunicazioni o interviste anonime, ma delle due l'una - dice Ruggeri al Giornale - Se Ranucci è vittima di calunnia è doveroso tutelare un protagonista del servizio pubblico; diversamente, la Rai non potrebbe tollerare atteggiamenti di bullismo professionale o sentimentale in seno a una redazione». Michele Anzaldi del Pd dice di averla ricevuta da tempo ma che il contenuto non lo ha mai convinto. Certo, le accuse sono gravissime, Ranucci si difende e fa sapere che denuncerà chiunque darà credito a questo falso dossier. Tra le illazioni pesantissime ci sarebbe anche quella di aver manipolato la verità. Un servizio assegnato a una giornalista sul ruolo di un grande gruppo sanitario lombardo durante la pandemia sarebbe sparito, senza mai andare in onda, perché «troppo equilibrato», lo stesso servizio sarebbe stato assegnato a un altro collega, con gli esiti sperati.

Ne sarebbe nata persino una querelle con l'importante gruppo sanitario ma mai sfociata in uno scontro di carte bollate, come confermerebbe un carteggio intercorso al suo tempo tra il gruppo e Viale Mazzini. Adesso la palla passa all'Audit Rai. Peccato che Report non possa farci una puntata...

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