Se l'alluvione calabrese per il governo vale più del Veneto sfregiato

Il ministro si precipita e promette soldi e investimenti, per il Cadore pochi spiccioli

Se l'alluvione calabrese per il governo vale più del Veneto sfregiato

di La Calabria che si lecca le ferite lasciate dal maltempo è come quella bestia ferita che annusa l'aria e sa che il combattimento con la madre terra non è il primo e non sarà l'ultimo. La bomba d'acqua che ha sfregiato Rossano e Corigliano - miracolosamente senza fare morti - è niente in confronto alla bomba atomica su cui è seduta l'intera Regione, la più a rischio dal punto di vista sismico e la peggiore sul fronte del dissesto idrogeologico. Giustino Fortunato nel secolo scorso definì la Calabria «uno sfasciume pendulo sul mare» e in cent'anni e passa le cose non sono cambiate.

La sensazione è che i milioni promessi dal ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, arrivato subito a verificare di persona i danni, finiranno nel solito buco nero che da 50 anni ingrassa i professionisti delle emergenze e del «mai più».

Solo qualche giorno fa lo stesso Galletti ha annunciato 1,3 miliardi di euro di fondi da destinare per combattere il dissesto idrogeologico. In testa c'è Genova (323,5 milioni), a testimoniare un'inedita somiglianza Nord-Sud, poi Milano con 122 milioni e Padova con 93,3 milioni e a seguire altre 20 città a spartirsi gli altri 1,26 miliardi e spicci. Sono 6.633 i Comuni italiani con aree a rischio idrogeologico, l'82% del totale, con oltre 6 milioni di cittadini che si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. Quanti soldi arriveranno in Calabria? «È necessario puntare sulla prevenzione - si è affrettato a dire Galletti - in Calabria abbiamo aperto 70 cantieri per 78 milioni di investimenti e ne apriremo 150 per 158 milioni. È l'inizio di un lavoro che sarà molto lungo».

Chissà perché in Veneto invece non ci è voluto molto per tornare alla normalità. Prendete la zona dell'Antelao o la Riviera del Brenta, fiaccata da trombe d'aria e frane tipo quella dell'8 luglio scorso, quando ci scappò un morto e qualche milione di danni. Qualche giorno fa un'altra colata di fango dall'Antelao ha sfiorato il paesino di Borca, i cui abitanti ormai convivono con il rischio frane. La peggiore che si ricordano è del 2009: due morti. Eppure da più di cinque anni la Regione Veneto, spendendo appena mezzo milione di euro ha realizzato una sorta bacino di contenimento dei detriti, con sensori e impianti di allerta. E non è un caso che lo stesso Zaia ci sia rimasto un po' male quando Galletti ha annunciato lo stato di emergenza in Veneto ma a costo zero. «Dal governo vogliamo interventi straordinari - dice Zaia - il vero tema è avere le risorse perché, come accaduto per la Riviera del Brenta con 100 milioni di danni, in cui il governo ce ne ha dati due, o come a Refrontolo in cui non abbiamo avuto nulla, lo stato di emergenza non serve a nulla». In Calabria invece la storia non ha insegnato niente: dall'alluvione di Crotone nel 1996 passando per Soverato (nel 2000) Sinopoli (2003), Cerzeto e Scilla (2005) e Vibo Valentia nel 2006 e nel 2010 a Rossano siamo punto e a capo.

Qualcuno maligna che, come succede spesso, i soldi per il Sud guidato dai democrat si trovino, soprattutto adesso che il Mezzogiorno sembra prepotentemente tornato in agenda e perché i governatori del Sud non siano proprio allineati al premier Matteo Renzi, e chissenefrega del Nord leghista che si rimbocca le maniche e risolve i problemi.

«Per troppo tempo non è stata fatta manutenzione, ora la Calabria sta

reagendo. Basta scempi urbanistici come case negli argini dei fiumi, mai più condoni edilizi - è il mantra del new deal renziano che Galletti verga su Twitter - ma adesso il clima è cambiato», come no. In effetti fa più caldo...

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