Quando don Giuseppe Puglisi, chiede ai suoi alunni «Allora, vediamo cosa ci dice l'ottavo comandamento», uno dei bambini si alza in piedi e con la massima certezza risponde: «Non testimoniare». È un espediente per raccontare. La scena immaginata da Roberto Faenza, nel suo film dall'emblematico titolo Alla luce del sole, sulla vita del parroco assassinato da Cosa Nostra a Palermo, nel quartiere Brancaccio, il giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993. Ma sotto certi soli non cambia mai niente.
Il boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato dopo trent'anni di «latitanza» (se di latitanza si può tecnicamente parlare). È stato il mandante di stragi e omicidi efferati ma è stato soprattutto, assieme a Cosa Nostra tutta, l'infamante etichetta appiccicata su tutta la Sicilia e sull'Italia intera. Eppure, l'euforia per la legalità dimostrata da Campobello di Mazara è durata solo qualche ora. Giovedì alle 16, in piazza Ruggero Settimo, davanti a uno dei covi in cui il boss si è nascosto negli ultimi mesi, il nipote di Messina Denaro, Giuseppe Cimarosa, ha organizzato una manifestazione anti mafia. E la manifestazione è andata praticamente deserta: ventiquattro-persone-ventiquattro. Se si tolgono gli organizzatori, le forze dell'ordine e i giornalisti...
Sconcertante e coerente. Un'affluenza che è una fotografia: impietosa e veritiera. Qualcuno che ben conosce quella terra e ciò che drammaticamente la guasta, aveva già messo in guardia dagli applausi di Palermo. Quelli scrosciati al momento dell'arresto del boss alla clinica La Maddalena. I più inclini all'ottimismo gli entusiasta dei colpi di teatro hanno voluto vedere nella reazione dei palermitani la svolta definitiva. Hanno pensato di poterci cogliere un categorico cambio di rotta. Un gesto dal potere catartico: si riparte da qui, da quel battito di mani, la Sicilia è pronta a cambiare, è già cambiata e senza Messina Denaro la Mafia non ucciderà più, nemmeno d'estate.
Ma dopo il buio, il silenzio e le persiane chiuse sulla piazza vuota di Campobello di Mazara, bisognerebbe andarli a ripensare tutti quegli applausi. Capire in che direzione si sono alzati davvero e ammettere che anche dopo certi applausi, bisognerebbe lavarsi le mani. Perché sotto certi soli, non cambia mai niente.
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