Basterebbe un po' di buonsenso. Oppure mettersi una mano sulla coscienza. La notizia è di qualche giorno fa: nel parco Sud di Milano, sulla ciclopedonale del Naviglio che va a Bereguardo, un bel paesino tra le campagne a una trentina di chilometri dalla città dopo l'Abbazia di Morimondo, i vigili del Comune di Motta Visconti hanno multato col telelaser alcuni ciclisti che superavano i 10 chilometri orari. Il sindaco Paolo De Giuli non vuole che si circoli ad alte velocità su questo tratto di strada perché l'alzaia è frequentata da pedoni e potrebbero verificarsi incidenti. A norma di legge tutto regolare. C'è un limite, se viene infranto, scatta la sanzione. Fine. Ma il messaggio è chiaro: cari ciclisti, andate a pedalare sulla provinciale che corre parallela che, per inciso, è senza banchina, è stretta, è frequentata da parecchi camion che se devono superare una bici sono costretti a sfiorarla. Quindi chi pedala rischia la pelle. Certo, c'è un malcostume da punire perché è vero che ogni tanto sulla ciclopedonale si incontrano gruppi di ciclisti che viaggiano troppo veloci. Ma non si potrebbero punire solo quelli? Evidentemente no. Allora, di fatto, si vieta la ciclabile a chi va in bici, perché anche frenando non è possibile andare a meno di 10 chilometri all'ora. Come diceva un presidente del consiglio anni fa a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina...
E allora viene il sospetto che queste multe siano un «pedaggio» da pagare a chi attraversa il comune, un po' come le gabelle del Medioevo, con la differenza che allora nelle poche strade c'erano solo cavalli e carrozze, oggi invece c'è un gran viavai di camion e tanti che in auto, anziché guidare, si gingillano col cellulare. Che poi ti ammazzano...
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