Chi riapre riparte dalla scuola. In Europa funziona così, il 15 aprile la Danimarca ha riaperto le elementari e gli asili dopo un mese di chiusura. Prima in Europa a farlo. Un Paese nordico, si dirà. Eppure, stessa strategia anche in Spagna, appuntamento a giugno; la Germania ha scelto di riapre in modo graduale a seconda dei Länder, per non parlare della Francia che della scuola sta facendo il punto cardine della strategia di uscita dalla quarantena: 11 maggio, forse con metà allievi nelle classi, a turni di una settimana, ma comunque, la ripartenza passa dagli scolari. E in Italia?
Qui le famiglie sono costrette a vedere un altro film. Le attività, le imprese, il lavoro riprende in quella che è la cosiddetta Fase 2 ma i bambini resteranno a casa. Arrivederci a settembre. Il ministro dell'Istruzione Azzolina con la task force è al lavoro per garantire sicurezza ed efficienza, ma, se sarà, sarà dopo l'estate. Che i genitori con figli a carico di ogni fascia d'età si mettano il cuore in pace. E tirino avanti come possono perché la domanda è per tutti la stessa: dove metto i bambini con i nonni chiusi in casa? Facile dire c'è il voucher baby sitter, una vera e propria chimera per chi ha tentato di chiederlo attraverso complicatissime ed estenuanti procedure dell'Inps. Praticamente un percorso a ostacoli: fino a 600 euro il premio tanto ambito, ma attenzione, non per tutti: erogato solo in base al reddito. Insomma, come la possibilità di avere un posto all'asilo nido comunale. Un miracolo.
E allora riaprire o non aprire le scuole, questo sta diventando il dilemma, dibattito nazionale che schiera squadre di favorevoli e contrari, combattuti tra il senso di responsabilità e necessità.
«Tornare a scuola è urgente, va fatto il prima possibile nella piena sicurezza degli studenti e degli insegnanti» ha ripetuto ieri la vice ministra dell'Istruzione, Anna Ascani che con l'occasione ha presentato Patrizio Bianchi, capo della task force del ministero dell'Istruzione. Con lui e gli esperti che lo accompagneranno verranno definiti organizzazione, logistica e risorse per far tornare tutti a scuola non prima di settembre. Tempi biblici per qualsiasi genitore, soprattutto per le madri, sempre più strette tra impegni di lavoro e caotica gestione di una famiglia slacciata da ogni impegno scolastico o sportivo. Per questo Roma e Milano stanno pensando a riaprire almeno i centri estivi. Ancora di salvezza per tutti.
C'è la voce dei sindacati, la Cisl che in un documento chiede «Un Protocollo nazionale di intervento», insieme alle parti sociali, che dia indicazioni chiare su come garantire la salute e la sicurezza degli studenti e degli operatori scolastici, considerando il grande impatto sociale che l'evento avrà. Secondo uno studio dell'università di Harvard molti potrebbero sviluppare la malattia in modo asintomatico, rendendola più subdola e contagiosa. E c'è la voce dei pediatri a mettere ulteriormente in guardia. Quasi la metà dei bambini potrebbe non manifestare sintomi del Covid-19. «Dal 42% al 47%: potrebbe essere questo il range di bambini asintomatici o con pochi e leggeri sintomi con infezione da Covid-19 che attualmente si sta sviluppando nella popolazione pediatrica e che si vedrà appieno in autunno, all'apertura delle scuole, nella cosiddetta fase 3», sottolinea la Società italiana di medici pediatri. «Senza interventi specifici, saranno dunque i bambini i veri untori da coronavirus.
«È del tutto evidente che in queste condizioni la riapertura delle scuole favorirà la diffusione del contagio tra i bambini, che a loro volta lo riporteranno a casa, con il rischio reale di un nuovo picco epidemico», spiegano e rilanciano: «Chiediamo l'obbligatorietà della vaccinazione antinfluenzale per i bambini da 6 mesi a 14 anni».
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