Il confine tra eco-ribelli ed eco-teppisti è labile e gli attivisti del movimento Ultima Generazione lo hanno superato da tempo. Dopo gli atti vandalici contro quadri e opere d'arte, il lancio di vernice verso il Teatro della Scala a Milano e i numerosi blocchi stradali, ieri mattina gli pseudo ambientalisti hanno imbrattato la facciata del Senato della Repubblica con della vernice rossa. Un gesto molto grave tanto sul piano materiale quanto su quello simbolico. Da un punto di vista materiale perché hanno deturpato un palazzo con un importante valore storico e culturale (Palazzo Madama è stato costruito nel XV secolo), da quello simbolico perché hanno colpito un luogo che rappresenta le istituzioni superando un limite che non andrebbe mai varcato.
I fautori di questi gesti si definiscono attivisti ma, a giudicare dalle loro azioni, sono fanatici che utilizzano l'ambiente come scusa per protestare. Alla base del loro operato c'è una grande contraddizione: come si può avere a cuore la natura se non si rispetta il prossimo e non si ha senso civico?
Le loro azioni si basano su toni apocalittici e la nota diffusa dopo aver imbrattato il Senato è su questa falsariga: «Alla base del gesto, la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico, ormai già iniziato, e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell'umanità». Da qui la richiesta al governo italiano (definito «criminale» da uno dei ragazzi che ha partecipato al blitz) di «interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale».
L'obiettivo di Ultima Generazione, come si legge dal loro sito, è tanto ambizioso quanto fallimentare nelle azioni con cui viene compiuto: «Fare qualcosa per determinare il futuro dell'umanità». Che il futuro dell'umanità passi dal blocco del Grande Raccordo Anulare è tutto da dimostrare, di sicuro però se i governi ascoltassero le loro richieste l'umanità piomberebbe in una condizione di povertà. Nel furore ideologico di Ultima Generazione non c'è spazio per proposte realistiche (salvo un generico aumento delle rinnovabili) ma solo per i no: no al gas, no al carbone, no al nucleare. Il movimento fa inoltre parte di una più ampia rete internazionale chiamata A22, «un network di campagne che usano la disobbedienza civile nonviolenta per chiedere ai rispettivi governi impegni concreti nel contrastare il collasso eco climatico a cui stiamo andando incontro».
Così come altre realtà che sostengono di «lottare per l'ambiente», anche Ultima Generazione ha un profilo ideologico ben definito testimoniato dal «linguaggio inclusivo» utilizzato per la loro comunicazione tra parole con l'asterisco al posto delle vocali finali e schwa.
Nonostante gli attivisti siano consapevoli che per i loro gesti «le conseguenze ci sono, e va bene così, le accettiamo», in realtà temono di incorrere nella legge come nel caso di un giovane che rischia la sorveglianza speciale per le sue azioni.
Il problema di fondo è che movimenti come Ultima Generazione da anni sono legittimati da una parte della politica che sposa una narrazione catastrofista sul clima facendo sentire questi ragazzi dei rivoluzionari
senza comprendere che sono l'emblema del conformismo in un'epoca che non ama più la bellezza, disprezza le opere d'arte, i monumenti, la nostra storia e identità e confonde la lotta per l'ambiente con l'amore per la natura.
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