La sfida della Nato alla Russia. "Produrre più armi e munizioni"

Stoltenberg: "È una guerra di logoramento". Dall'Ue nuove sanzioni, pure sull'Iran. Lavrov: punto di non ritorno vicino

La sfida della Nato alla Russia. "Produrre più armi e munizioni"

A chi, a quasi un anno dall'invasione russa dell'Ucraina, ieri metteva in dubbio l'efficacia delle misure restrittive anti-establishment varate finora dall'occidente per mettere all'angolo il Cremlino, ha risposto l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue Josep Borrell: «Le sanzioni hanno un effetto lento, certo, l'avevamo previsto». Ciò non significa che non servano a fiaccare l'economia di Mosca, togliendo liquidità a Vladimir Putin per le spese di guerra. Il nuovo piano, dettagliato dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen all'Europarlamento di Strasburgo, vale 11 miliardi: prevede altri divieti sull'export a Mosca, e la proposta di sanzionare anche 100 persone ed entità responsabili di attività militari, scelte politiche, propaganda e disinformazione.

L'inserimento nella black list dei «megafoni» del Cremlino in tv, e di ufficiali dello zar, non è la sola novità. Siamo al decimo round punitivo. E seppure non soddisfi tutti gli eurodeputati, sarà varato dall'Ue «entro il 24 febbraio», spiega la numero uno della Commissione. Per la prima volta, si va verso sanzioni anche a 7 entità iraniane, alcune legate alla Guardia rivoluzionaria degli ayatollah, per aver fornito droni, armi e know-how alla Russia. «Ciò dovrebbe agire da deterrente per gli altri Stati», dice Von der Leyen, citando divieti commerciali e controlli sull'export per 47 componenti elettroniche fondamentali per la sopravvivenza dell'organico bellico di Putin: missili ed elicotteri usati contro Kiev.

Secca la replica del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, su Von der Leyen: «Non capisce di economia, è una ginecologa abituata a guardare a oggetti medici, ma qui non valgono le regole mediche e la stupidità non ha cura». Medvedev ne ha pure per Borrell: «Stremato dalla narcosi». Ma come un'idra, la Federazione ha tante teste (e voci). E ieri pure quella del ministro degli Esteri Sergei Lavrov è tornata a farsi sentire alla Duma. Lavrov annuncia una «politica estera aggiornata che metta fine al monopolio dell'Occidente», accusandolo di voler trasformare l'Ucraina in una «roccaforte antirussa», armando Kiev con scelte che «lo stanno portando a un punto di non ritorno». L'Ue risponde alle minacce di Mosca piazzando nella lista nera anche una compagnia di navigazione con sede a Dubai, per aver contribuito all'elusione dell'embargo sul petrolio in vigore dal 5 febbraio sull'acquisto dei raffinati: c'è infatti chi compra greggio dalle petroliere russe cambiandone il Paese d'appartenenza. Un «buco» da affrontare in Consiglio Ue. Per Borrell, le sanzioni sono «come l'arsenico, un veleno a lento effetto ma irreversibile». E secondo Von der Leyen permetteranno anche di finanziare la ricostruzione: rintracciando gli oligarchi «che cercano di nascondere o vendere i loro beni» e smascherando (nel lungo) gli escamotage russi.

Resta l'interrogativo sulle armi da fornire all'esercito gialloblù. Ieri la tv di Stato ucraina riferiva di 6 obiettivi aerei intercettati su Kiev, per la maggior parte abbattuti. «Palloni che potevano trasportare attrezzature da ricognizione, forse per rilevare le difese antiaeree». Ma scarseggiano soprattutto le munizioni. E la Nato, che ieri ha ospitato a Bruxelles il vertice del Gruppo di contatto per l'Ucraina (54 Paesi), ha invitato gli Stati dell'Alleanza a produrne di più: perché l'invasione russa «sta diventando guerra di logoramento», secondo il Segretario Jens Stoltenberg. Dirigenti Usa starebbero inoltre cercando di inviare armi sequestrate negli ultimi mesi al largo della costa dello Yemen da contrabbandieri sospettati di lavorare per l'Iran: 5mila fucili d'assalto, munizioni, missili anticarro e 7mila micce.

E dopo i 4 aerei russi «intercettati», per il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin non è più solo Kiev a rischio: «Dobbiamo essere sicuri che faremo di più per difendere la sicurezza comune». Borrell ne è convinto: «La guerra si deciderà questa primavera e questa estate».

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