La sfilata dei testimoni che scoprono ora il boss. Una donna: "Noi amanti"

Corsa in caserma: "Non sapevamo fosse lui". Sentite una commerciante e un'imprenditrice

La sfilata dei testimoni che scoprono ora il boss. Una donna: "Noi amanti"

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E così Matteo Messina Denaro, che da giovane era uno sciupafemmine, ha continuato anche durante la latitanza a mantenere alta la fama del latin lover.

Le donne non gli sono mancate nemmeno nell'ultimo periodo di clandestinità vissuta a Campobello di Mazara, almeno quattro anni che la procura di Palermo sta cercando di ricostruire tassello dopo tassello, ricostruendo le sue conoscenze, le coperture e anche i suoi spostamenti, che i fiancheggiatori hanno cercato di celare.

Sono tre le donne fino a ora sentite dai carabinieri. Il passaggio di rappresentanti del gentil sesso nell'ultima casa dell'ex super latitante, quella di via CB 31, in vicolo San Vito, in cui si era trasferito nel giugno 2021, è stato accertato grazie al rinvenimento di vestiti femminili, sui quali sarebbe stato isolato Dna di donna. Ma gli investigatori hanno trovato anche una parrucca bionda, che si esclude sia stata utilizzata dall'ultimo stragista per camuffarsi, e, ancora, il Viagra e i profilattici.

«Non l'ho frequentato», sostengono le due signore fino a ora interrogate. Ma le loro parole non sembrerebbero convincere fino in fondo gli inquirenti. A loro i carabinieri sono arrivati dai numeri di telefono che il capomafia aveva con sé il 16 gennaio, giorno dell'arresto avvenuto a Palermo. E potrebbero anche essere rimaste delle tracce di conversazioni whatsapp sui due cellulari sequestrati al boss dei boss. Entrambe sono di mezza età e risiedono a Campobello di Mazara. Una fa la commerciante, è bionda e ha un taglio corto. Sostiene che quando i carabinieri sono entrati per perquisire il suo negozio cercavano armi. «Magari hanno ricevuto una falsa segnalazione» ha raccontato.

L'altra è una piccola imprenditrice con i capelli lunghi neri. Quest'ultima sarebbe stata vista bazzicare nei negozi intorno alla casa di vicolo San Vito, ma i negozianti ribattono che il paese è piccolo e non ci sono tante opzioni di scelta per muoversi.

Le indagini dei carabinieri proseguono per capire, malgrado la loro negazione, che tipo di frequentazione abbiano intrattenuto entrambe le donne con l'ex primula rossa e per quanto tempo. Ma fino a questo momento le case delle due signore non sono state oggetto di perquisizione.

Ammette invece di avere avuto una relazione sentimentale con Messina Denaro una terza donna, anche lei di mezza età, che si è presentata spontaneamente ai carabinieri di Campobello di Mazara. «Ho frequentato l'uomo che ho visto in tv» ha ammesso. Ecco come ha descritto l'ex super latitante, dando a intendere ciò che poi ha specificato: «Non sapevo chi fosse realmente se non dopo l'arresto».

La casa della donna è stata perquisita. I carabinieri sono al lavoro per scoprire se l'ultimo stragista le abbia mai fatto confidenze. Ogni parola, ogni silenzio in questo momento possono essere importanti per ricostruire la ragnatela che lo ha protetto nella sua latitanza.

Sono tanti però i cittadini, anche di Palermo, che in queste ore si sono recati dai militari per riferire ciò di cui sono a conoscenza. C'è chi ha conosciuto il padrino di Castelvetrano nella clinica «La Maddalena» dove lui si sottoponeva alle sedute di chemioterapia relazionandosi concordano tutti i racconti - con gli altri pazienti e anche con i medici come se fosse un malato oncologico qualunque.

«Il suo numero di telefono non era top secret dice una paziente -. So con certezza che alcune mie amiche conversavano con lui via whatsapp». C'è chi avrebbe solo visto il capomafia, ma anche queste dichiarazioni potrebbero servire per ricostruire gli spostamenti e le frequentazioni di Messina Denaro. La gente finalmente si fa avanti con i carabinieri, anche se tutti sostengono di non avere riconosciuto in quell'uomo il super latitante se non a cattura avvenuta.

Ogni singola informazione e dichiarazione viene passata a setaccio dai carabinieri.

C'è poi tutto ciò che è stato rinvenuto nei covi utilizzati dal boss dei boss e posto sotto sequestro che va analizzato e vanno effettuati anche esami tecnici. «Dalla mole del materiale che abbiamo sequestrato nei covi dice un investigatore abbiamo davanti almeno 2 anni di indagini serrate».

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