Sgarbi fuori dal coro sul graffito di Berlusconi. "Macché scandalo cancellarlo, ne avrebbe riso"

Il sottosegretario: "Fa parte del gioco del mondo della street art ed era abusivo"

Sgarbi fuori dal coro sul graffito di Berlusconi. "Macché scandalo cancellarlo, ne avrebbe riso"
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«Come è stato dipinto può essere cancellato. È nelle cose, soprattutto visto che siamo di fronte a un'opera abusiva». Vittorio Sgarbi sottosegretario alla Cultura commenta così la cancellazione del murale dedicato a Silvio Berlusconi in via Volturno, nel quartiere Isola, di fronte all'edificio dove trascorse la propria infanzia. Il murale è firmato dall'artista Alexsandro Palombo, lo stesso che ha realizzato un mese fa a San Babila il doppio graffito che ritrae la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein con il pancione, cancellato con la stessa vernice grigia con cui è stato fatto sparire il graffito del Cavaliere. Stessa sorte è capitata all'opera che ritraeva Angelina Jolie nuda con le cicatrici della mastectomia in vista. «Peccato che nessuno si fosse accorto che le immagini dell'opera erano pubblicate sui siti in tutto il mondo» osservano dallo staff di Palombo.

E se due giorni fa lo stato maggiore di Forza Italia ha espresso indignazione per il gesto, che non ha ancora un autore, Sgarbi invece sta al gioco: «Non ne farei un caso - commenta - . Anche Berlusconi si sarebbe messo a ridere».

Per spiegare il potere a doppio taglio della censura, il critico d'arte ricorda un episodio del 2002 quando il regista Luca Ronconi mise in scena Le Rane di Aristofane nel teatro di Siracusa. Nella versione «attualizzata» della commedia, a un certo punto, avrebbero dovuto entrare in scena le effigi dei Tiranni di Atene: il regista aveva deciso di sostituire le immagini dei tiranni con quelle dei politici dell'epoca: Silvio Berlusconi, allora presidente del consiglio, Gianfranco Fini, vicepresidente, Umberto Bossi, allora ministro delle Riforme Istituzionali e Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera.

«A una cena, prima che andasse in scena lo spettacolo - racconta il critico d'arte - Gianfranco Miccichè, viceministro all'Economia dice a Ronconi che non gli è piaciuto lo spettacolo. Veronica Lario, allora moglie del premier, disse invece che non aveva nulla in contrario. Ronconi torna in teatro e manda in scena lo spettacolo con pannelli vuoti, al posto delle immagini dei politici, fingendo di essere stato costretto a censurare l'opera. In sostanza celebrò la censura - continua Sgarbi -. E, attenzione, non c'era stato nessun ordine impartito dal prefetto ma solo un parere negativo di un politico per altro nemmeno rappresentato in scena».

Ecco quindi l'operazione di Ronconi: se la censura nasconde, per altri versi regala un'enorme visibilità, fa parlare dell'opera che non si può vedere facendola diventare un caso.

Tornando alla cancellazione del graffito di Berlusconi, anche se non si conosce l'autore del gesto censorio, «bisogna serenamente prendere atto del fatto - continua Sgarbi -: così come c'è un vento favorevole e qualcuno ha voluto celebrare Berlusconi, ce n'è anche uno sfavorevole. Questo fa parte dell'umore del popolo e credo che non abbia nulla a che fare con il rispetto per una persona scomparsa».

In sostanza secondo il critico d'arte la cancellazione fa parte del «gioco» del mondo della street art, come

ricorda lo stesso staff di Palombo: «Che le opere urbane vengano deturpate è un rischio a cui si è abituati». «Credo che Berlusconi avrebbe fatto spallucce, dicendo Ne faranno un altro su di me» conclude il sottosegretario.

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