Arriva a margine della tragedia di domenica sulla Marmolada, con le forme consuete di una nota alla stampa e il dubbio opportunismo di chi approfitta del crollo di un ghiacciaio per puntare il dito contro presunte responsabilità penali. A brillare nel day after del disastro in montagna sono i portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, che accanto alle condoglianze per le vittime della frana del seracco da Punta Rocca annunciano «un esposto alla procura della Repubblica» ed evocano il tintinnar di manette per «una ennesima tragedia annunciata». Non basta nemmeno che il premier Draghi, arrivato sul luogo della tragedia, parli della necessità da parte dell'esecutivo di riflettere «perché non accadano più cose del genere». Per i verdi, infatti, «è intollerabile» che vi sia «un'immorale inazione del governo nella lotta al cambiamento climatico», e Bonelli ed Evi imputano in particolare all'esecutivo di aver istituito un ministero della Transizione ecologica «senza però riuscire a varare neanche l'atto più urgente per affrontare il riscaldamento globale: un piano di adattamento ai cambiamenti climatici». I due ecologisti-giustizialisti tirano in ballo il governo Draghi per non aver fatto nulla pur essendo stato informato «da inizio anno» da report scientifici «del disastro siccità che avremmo subito a partire da maggio», e rimarcano anche l'allerta di ricercatori e geologi sull'arretramento della neve nell'arco alpino e sulla Marmolada. E «di fronte a tutto questo concludono non ci sono rinvii possibili», annunciando che «un nostro esposto è già depositato alla procura della Repubblica per far luce sui ritardi che hanno causato la tragedia» e reclamando una repentina conversione ecologica dalle fonti fossili alle energie rinnovabili. Se anche il Paapa ieri ha evocato le ombre del climate change dietro alla tragedia della Marmolada, nessuno si era però ancora spinto a ipotizzare un fronte giudiziario che potesse addirittura coinvolgere l'esecutivo. Draghi è avvisato, insomma, anche se la procura di Trento, che sul drammatico crollo ha aperto un fascicolo per disastro colposo, al momento procede contro ignoti. Non punta così esplicitamente contro i vertici del governo ma ci va giù duretto anche il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che su Twitter attribuisce la responsabilità della tragedia all'emergenza climatica e «all'inazione della politica», mentre con più misura don Luigi Ciotti, commentando una «tragedia annunciata che lascia sgomenti» reclama «impegni veramente concreti» per le zone di montagna «da sempre dimenticate dalla politica, dalle politiche». Ma non sono solo le reazioni politiche a spingere l'onda «eco-giustizialista». Sui social, appunto, il fronte è spaccato tra chi crede al cambiamento climatico e chi lo nega, o nega che l'azione dell'uomo possa fare qualcosa per invertire la tendenza.
Ma non mancano, e non sono pochi, quelli che, tra i primi, ne approfittano per sparare a zero sulla destra, prendendo di mira politici considerati «scettici» quanto al riscaldamento globale e mettendo all'indice Matteo Salvini e Giorgia Meloni, «colpevoli» di aver manifestato vicinanza alle vittime della tragedia, ma senza prima convertirsi alla causa. Almeno i leader di Lega e Fdi, per il crollo del ghiacciaio, non li ha denunciati nessuno. Fino a ora.
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