Qualcuno considera Pierpaolo Sileri una mina vagante nel governo. Non è detto che sia un difetto. Il viceministro della Salute non si nasconde dietro giri di parole. Non sembra un uomo di palude e questo gli sta creando parecchi problemi anche al ministero. Adesso sta diventando un vero caso politico.
È martedì sera e Sileri è ospite su La7 di Floris. Non è la prima volta. Si parla di virus, delle strategie per contenere il contagio, di speranze e di ritardi. Cosa non sta funzionando? Sileri risponde: «Secondo me c'è troppa burocrazia nel comitato tecnico scientifico. Non si possono aspettare otto ore per i tamponi». La frase non passa inosservata. Tra i venti esperti del Cts c'è chi non la prende bene e parte un giro di telefonate. «Avete sentito cosa ha detto? Questa non possiamo farla passare». Arriva infatti subito la risposta del comitato. È un attacco frontale e ingiustificato. Viene convocata per il giorno dopo, cioè ieri, una riunione per affrontare la questione Sileri. Fanno sapere che stanno mettendo al servizio del Paese le loro competenze e lo fanno gratis. C'è chi suggerisce le dimissioni in massa. Calma. Prima bisogna parlarne con Conte, magari serve una sua presa di posizione pubblica.
Il premier però non ha tutta questa voglia di ritrovarsi in queste beghe. Qualsiasi sua parola rischierebbe di accendere un fuoco. Sileri è un senatore dei Cinque Stelle e non è proprio il caso di aprire un altro fronte politico. I rapporti tra Sileri e il ministro Speranza sono sereni, nel senso che si evitano e se per sbaglio si incrociano si scambiano un saluto frettoloso. La collaborazione è zero. La maggioranza di governo si regge sul principio del non toccare nulla. Qualsiasi movimento minaccia gli equilibri già instabili. Conte così fa quello che sa fare meglio: smussare, sgonfiare, nascondere il problema. In questo caso la mossa è saggia. Diventa irresponsabile di fronte a questioni più gravi e profonde. Impone una parvenza di pace. «Ho parlato con Sileri e non c'è alcuna polemica. Ha sempre apprezzato il lavoro del Cts». All'esterno c'è chi, come Maria Stella Gelmini, parla di «scontro aggghiacciante»
Alberto Villani, presidente dei pediatri italiani e componente del comitato, smorza sempre in tv, su Sky TG24, la polemica: «Noi non siamo arrabbiati con nessuno. Il viceministro è un esponente del nostro governo e come tale ha tutta la nostra stima». Poi conclude: «Siamo contenti che, soprattutto dal ministro Speranza, abbiamo ricevuto la stessa stima». Non serve neppure leggere tra le righe. Facciamo finta che, come in una vecchia canzone di Ombretta Colli, tutto vada bene.
In studio, sempre su Sky, è presente anche Sileri. Non rettifica e non si scusa. Tiene il punto senza alzare la voce. «Ho letto anch'io sui giornali che il comitato tecnico scientifico sarebbe infuriato con me. Voglio sperare che non sia così. Le mie dichiarazioni di ieri sera erano solo domande. E non le mie personali domande, ma quelle degli italiani. Si tratta di dare delle risposte, che in questi mesi non ho avuto. E anche leggendo i verbali non ho trovato risposte». Non si ferma qui e mette sul piatto le domande: «Io sono un'autorità politica, prestata temporaneamente a questo ministero, che chiede risposte ad un organo che è deputato a darle. Ma le mie non sono curiosità, ma chiarimenti specifici come: possiamo ridurre la quarantena? Possiamo fare i test salivari a livello nazionale? Mi basta un sì o un no».
La situazione al ministero della Salute di fatto è
questa: c'è una frattura insanabile difficile da sopire. Conte proverà in tutti i modi a non affrontarla. Le domande del vice ministro vengono vissute dai consulenti tecnici come lesa maestà. Il virus rende tutti più permalosi.
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