Il programma va in onda lunedì. Poi, giovedì, a scoppio ritardato, scoppia la polemica: le opposizioni tuonano e mettono sul tavolo le dimissioni di Daniela Santanchè da ministro del turismo. «Chiediamo - afferma Toni Ricciardi del Pd - che Giorgia Meloni venga in aula su quanto sta emergendo e facendo molto scalpore attorno alla gestione poco chiara degli affari della ministra Santanchè».
Gli affari sono quelli raccontati da Report ed è curioso che la querelle esploda alla Camera, anche se Santanchè è senatrice. Qualcuno in queste ore ha smosso le braci dell'inchiesta della Procura di Milano che a suo tempo aveva chiesto il fallimento di Visibilia? Per la cronaca Santanchè aveva staccato un assegno da 1,4 milioni e l'istanza di fallimento era stata ritirata dai pm. Dettagli non proprio secondari. Report va all'attacco e mette insieme società e situazioni diverse, Visibilia e Ki Group. Si parla di fornitori non pagati, dipendenti che sono stati licenziati e attenderebbero ancora il tfr, e senza farsi mancare niente, di compensi d'oro per i vertici delle aziende.
A ben guardare, però, si scopre che gran parte delle accuse riguardano Ki Group, di cui Santanchè è stata nel passato presidente ma in cui ha sempre avuto partecipazioni modestissime, nell'ordine del 3 per cento. Ki Group è una società di prodotti biologici e le ricostruzioni alternano i nomi di Canio Mazzaro, ex compagno della senatrice, e del ministro che però ha una quota residuale.
«Nei consigli di amministrazione di Ki Group e della controllante Bioera - scrive Repubblica riprendendo la questione - vengono cooptati la sorella della Santanchè, Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e il figlio maggiore di Canio Mazzaro, Michele. Nel cda di Ki Group trova posto anche una vecchia conoscenza di Daniela Santanchè, l'immarcescibile Paolo Cirino Pomicino».
Insomma, una cascata di nomi a effetto, suggestioni, collegamenti tridimensionali. Resta da capire la consistenza degli elementi portati all'attenzione del pubblico televisivo.
In ogni caso, in parlamento partono le bordate e Report detta la linea al Pd, alla ricerca di argomenti da spendere per contrastare la maggioranza di centrodestra. Così la sinistra si butta sull'ultimo presunto scandalo. Marco Furfaro, componente della segreteria del Pd, costruisce una vera e propria requisitoria: «Dipendenti fatti lavorare a tempo pieno nonostante fossero in cassa integrazione a zero ore. Fornitori non pagati. Tfr a dipendenti licenziati mai versati. Aziende distrutte mentre gli amministratori ricevevano lauti compensi. L'inchiesta di Report su Santanchè non può esaurirsi con una ministra che pensa di cavarsela giocando a nascondino o con delle semplici scuse di circostanza». Scontata a questo punto la «pena» prevista: «Una ministra che non paga i lavoratori va dimissionata. Subito». Altrettanto tranchant Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd: «Le accuse contro Santanchè sono gravissime e tuttora senza risposta. In un paese serio ci si dimette per molto meno. Meloni cosa ci dice?». Più pacato Carlo Calenda: «Le questioni sollevate necessitano di una risposta puntuale. Aspettiamo chiarimenti».
Nel pomeriggio Santanchè affida la sua spiegazione ad un comunicato: «Le suddette notizie risultano prive di corrispondenza con la verità storica. Sono state rappresentate in forma suggestiva e unilaterale per fornire una ricostruzione dei fatti che risulta radicalmente non corrispondente al vero, ispirata esclusivamente dalla finalità di screditare l'immagine e la reputazione della sottoscritta».
Di qui l'annuncio di una serie di controrepliche in carta bollata.
Insomma, Santanchè non ha alcuna intenzione di farsi da parte, anzi, senza entrare per ora nei dettagli, che colpirebbero in molti casi il bersaglio sbagliato, si prepara al contrattacco. Si capirà presto se questo è solo il primo round di una guerra di logoramento destinata ad andare avanti o una fiammata destinata a spegnersi in fretta.
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