La sinistra in piazza sfrutta la pace per fare la guerra a governo e Ucraina. Contestato Letta

Nella manifestazione di Roma, i 5S attaccano l’esecutivo della Meloni sulle armi a Zelensky. Urla contro il segretario del Pd: "Guerrafondaio". E spuntano pure bandiere della Russia. La solita Anpi: "Né con la Nato né con Putin".

La sinistra in piazza sfrutta la pace per fare la guerra a governo e Ucraina. Contestato Letta

Roma. Lo striscione con la parola pace in dieci lingue. Le bandiere di Emergency. I leader e le sigle sindacali. Nel corteo che vede Pd e Cinque Stelle sfilare a Roma senza vessilli di partito spuntano drappi della Russia e cori contro l'Alleanza Atlantica: «Basta armi a Kiev» «Fuo-ri-l'Ita-lia-dal-la-Na-to». Il presidio della coalizione associativa «Europe for Peace-Cessate il fuoco» diventa quindi il pretesto per dichiarare guerra al nuovo governo. Con richieste di riposizionamenti dell'Italia in campo internazionale. E inviti a cambiare linea, compresa quella espressa ieri dai dem: «Saremo coerenti con gli alleati europei, siamo a favore del fatto che la resistenza ucraina vada aiutata, siamo a nostro agio con una piazza che chiede pace, che per noi vuol dire la fine dell'invasione della Russia», annuncia Enrico Letta.

La piazza è però spaccata. E nel tragitto che porta a San Giovanni in Laterano la prima contestazione se la becca proprio il segretario dem: «Guerrafondaio! filoamericano! Basta armi, buuuu!», gli grida un gruppo, accusando la pattuglia Pd di essere «allo sbando». Alla spicciolata, europarlamentari dem, deputati e presidenti di regione: e c'è chi tenta di usare la manifestazione per oliare l'ingranaggio inceppato Pd-M5S (con sguardo al voto in Lazio). È Nicola Zingaretti, che chiede responsabilità ai 5S: «Le opposizioni devono dialogare, chi punta a dividere dovrà spiegarlo agli elettori». Il governatore ce l'ha con Giuseppe Conte, alle prese con un soliloquio acchiappaconsensi in favore di telecamere. Dopo aver già strappato la corona di primo partito di opposizione (nei sondaggi), Conte ruba infatti al Pd anche la scena arcobaleno, attaccando l'esecutivo Meloni sul sesto pacchetto di aiuti a Kiev: «Crosetto non si azzardi a un ulteriore invio di armi senza confrontarsi in Parlamento, Kiev è armata di tutto punto, ora serve il negoziato».

Sulle note di «Bella Ciao» sfilano pure Sinistra Italiana e Verdi. La galassia disobbediente si accoda. Ma sembra di assistere a due, tre, quattro diversi cortei. Maurizio Landini, segretario Cgil, dal palco dice che «bisogna eliminare le armi nucleari»; chiede uno stop «alla spesa militare» e usa la piazza per sfaldare ciò che il governo sta provando a costruire: una politica dei flussi diversa dai porti aperti a prescindere. «Inaccettabile che non si aiutino i migranti». Poi stringe la mano a Conte: «Sulla pace non molliamo». L'ex premier amplifica il messaggio. I dem sembrano dissociarsi dal disarmo tout-court. E nel tragitto che attraversa la capitale i leader fanno a cazzotti dalla distanza.

Letta, in ritirata, si fa via via più cauto sul sostegno militare: «Quando arriverà il decreto se ne parlerà, vaglieremo la proposta». «La Federazione Russa è responsabile del massacro», dice secco il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo. Intorno risuonano i cori «Né con Putin, né con la Nato». E gli slogan contro l'Alleanza Atlantica vengono applauditi. Sul palco né Letta né Conte. C'è invece il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, che riassume così i tormenti della sinistra: «Il nostro Paese non sa bene da che parte andare». Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi denuncia «una diplomazia affetta da nanismo» parlando nettamente di Ucraina aggredita che «deve continuare a combattere per difendere l'integrità del suo territorio». Si marcia a singhiozzi, in una piazza in cui le diverse anime non si amalgamano, anzi battibeccano. Circa 500 sigle, tra bandiere arcobaleno e striscioni. C'è persino Roberto Giachetti, «perché non si può lasciare la pace in mano a Conte e ai pacifisti equidistanti», dice l'unico presente del gruppo Italia Viva/Azione (che ieri sfilava invece a Milano). La bandiera arcobaleno di 40 metri proveniente da Assisi, di una manifestazione che doveva essere apolitica, diventa un Luna Park per raccogliere i cocci di una sinistra allo sbando.

Conte prova a riunirla attorno a se stesso cavalcando l'onda di Manu Chao: «Si leva forte questo grido dalla maggioranza silenziosa del Paese». Ma si attendevano oltre 100mila adesioni. Invece, per la questura, si contano poco più di trentamila persone.

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